"... Nessuno può rivelarvi alcunché se non ciò che già giace semi-addormentato nell'albeggiare della vostra conoscenza. L'insegnante che cammina all'ombra del tempio, tra i suoi seguaci, non dà la sua saggezza ma piuttosto la sua fede e il suo amore. S'egli è davvero saggio non vi offre di entrare nella casa della sua saggezza, ma vi conduce piuttosto alla soglia della vostra stessa mente...

(Khalil Gibran)

domenica 31 gennaio 2010

CENTAUREA TAUROMENITANA

(da WIKIPEDIA)

Fiordaliso di Taormina
Centaurea tauromenitana

Classificazione scientifica
Regno:
Plantae
Divisione:
Magnoliophyta
Classe:
Magnoliopsida
Sottoclasse:
Asteridae
Ordine:
Asterales
Famiglia:
Asteraceae
Genere:
Centaurea
Specie:
C. tauromenitana
Nomenclatura binomiale
Centaurea tauromenitanaGuss., 1844

Il fiordaliso di Taormina (Centaurea tauromenitana Guss., 1844) è una pianta appartenente alla famiglia delle Asteraceae, endemica della Sicilia.

MORFOLOGIA


È una pianta perenne, camefita suffruticosa, alta da 40 a 90 cm.I fiori, di colore giallo-zolfo, sono riuniti in grosse infiorescenze a capolino emisferico, del diametro di 20-40 mm (tra le più grandi del genere Centaurea), sostenute da brattee di color ruggine.I frutti sono acheni dotati di un lungo pappo scuro.

DIFFUSIONE E HABITAT


È un endemismo della Sicilia nord-orientale, circoscritto ad un ristretto ambito territoriale nei pressi di Taormina, alle falde dei Monti Peloritani.
Predilige le rupi calcaree in prossimità del mare, ad una altitudine compresa dal livello del mare ai 600 m.

sabato 30 gennaio 2010

PORTULACA OLERACEA


(da Wikipedia)

Regno:
Plantae
Sottoregno:
Tracheobionta
Divisione:
Magnoliophyta
Classe:
Magnoliopsida
Sottoclasse:
Caryophyllidae
Ordine:
Caryophyllales
Famiglia:
Portulacaceae
Genere:
Portulaca
Specie:
Portulaca oleracea

La portulaca (Portulaca oleracea L., Portulacaceae), detta Porcellana comune, è una pianta particolarmente infestante.
È nota nelle diverse regioni con diversa denominazione:
- in italiano come porcellana, procaccia, porcacchia, pucchiacchella o picchiacchella (in alcune zone del Sannio viene chiamata, eufemisticamente, erba vasciulella per evitare il diretto riferimento dialettale al sesso femminile), perchiazza, sportellaccio, andraca; in inglese come purslane, purslave, pursley, pusley;
- in spagnolo e catalano come verdolaga, verdalaga, buglosa, hierba grasa, porcelana, tarfela, peplide' (Spagna), colchón de niño (Salvador), flor de las once (Colombia), flor de un día, lega (Argentina);
- in portoghese e galiziano come beldroega, bredo-femea, baldroaga;
- in basco come ketozki, ketorki, getozca;
- in francese come pourpier, portulache;
- in cinese come Ma-Chi-Xian.

Alla specie Portulaca oleracea L. sono ascrivibili sette subspecie:
subsp. granulatostellulata (Poellnitz) Danin e H.G. Baker;
subsp. nitida Danin e H.G. Baker;
subsp. oleracea;
subsp. papillatostellulata Danin e H.G. Baker;
subsp. sativa (Haw.) Celak.
subsp. stellata Danin e H.G. Baker.
subsp. sylvestris (DC.) Celak


Tra queste la oleracea è la più diffusa. Il nome botanico latino significa 'piccola porta' per il modo con cui si aprono le capsule. Gli Arabi nel Medio Evo l’hanno denominata baqla hamqa, che significa 'pianta pazza' o 'pazzesca' a causa del modo in cui i rami si estendono per terra senza alcun controllo.

ORIGINE E DIFFUSIONE
Di probabili origini asiatiche, nell’antico Egitto era utilizzata come pianta medicinale, mentre era coltivata durante il Medio Evo nei Paesi Arabi e nel Bacino del Mediterraneo, soprattutto in Spagna. In Arabia Saudita, Emirati Arabi e Yemen, sono coltivate correntemente diverse varietà di portulaca della sottospecie sativa. Negli Emirati Arabi la varietà coltivata è reperibile in molti negozi di ortaggi per essere utilizzata come insalata. Nelle regioni dell’Italia meridionale la portulaca, raccolta negli orti come spontanea, veniva venduta alla rinfusa da ambulanti durante gli anni ’50 – ’60.

USI
CULINARIO
Raccolta allo stato spontaneo o talvolta coltivata, viene consumata da tempi remoti nelle regioni mediterranee. Le foglie dal sapore acidulo, crude o cotte, si consumano in insalata; sono utilizzate per preparare minestre saporite e rinfrescanti, si possono conservare sottaceto. Nella cucina napoletana era un tempo raccolta insieme alla rucola da piante che crescevano spontaneamente, e venduta da ortolani ambulanti. Rucola e pucchiacchella erano un binomio quasi inscindibile tra gli ingredienti dell'insalata.

MEDICINALE
Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non sono riferibili né a prescrizioni né a consigli medici.

USO INTERNO
Usato per curare dissenteria, enterite acuta, emorroidi ed emorragie post-partum.
USO ESTERNO
Un impacco di foglie è usato in caso di foruncoli, punture d’api ed eczema. Negli ultimi anni sono state scoperte notevoli proprietà nutritive e medicinali: è una delle migliori fonti vegetali dell’acido grasso omega-3 (importanti per la prevenzione di attacchi cardiaci), α-linolenico, possiede un elevato contenuto di proteina cruda e di polisaccaridi idrosolubili, una buona tolleranza alla salinità e una discreta capacità di accumulo di metalli pesanti.

NOMI REGIONALI
Calabria
'Ndraca
Campania
pucchiacchella
Puglia
Brugacchia, m'brucacchia, Pugghiazza (salentino)
Sicilia
Pucciddania

venerdì 29 gennaio 2010

CANAPA ACQUATICA o ERBA DI S.BIBIANA


NOMI POPOLARI E INTERNAZIONALI
Eupatorio, Eupatorio di Avicenna, Erba di S. Bibiana, Erba di S. Cunegonda, Waterhemp, Eupatoire Eupatorii Cannabini herba, Flocks, Floksört, Hampört, Hampflockel, Hemp agrimony, Hjortetrøst, Hjortetrøst, Punalatva, Wasserdost
NOME BOTANICO
Eupatorium cannabinum L.
SINONIMI DEL NOME BOTANICO
Eupatorium trifoliatum Hablizl Ch. L.
FAMIGLIA BOTANICA
Composite / Tubuliflore / Eupatoriee

DESCRIZIONE BOTANICA
PIANTA ERBACEAPIANTA A FUSTO NON LEGNOSO PERENNE
FITOTERAPIA
DROGA UTILIZZATA
PIANTA INTERA
ERBA ALTERNATIVA
MARRUBIO
PRINCIPI ATTIVI
Alcaloidi pirrolozidinici lattoni (eupatorina), eupatoripicrina, benzofurani (euparina), flavonoidi, olio essenziale.
ERBE SINERGICHE
ARTIGLIO DEL DIAVOLO
BARDANA
ELICRISO
EQUISETO
ERIGERON
FUCUS
VIOLA TRICOLORE
TOSSICITÁ ALTA

CONTROINDICAZIONI
A DOSI ELEVATE SI PUÒ AVERE UN´AZIONE EMETICA. PER IL CONTENUTO DI ALCALOIDI EPATOTOSSICI LIMITARE L´UTILIZZO A BREVI PERIODI ED IN SOGGETTI SENZA DANNI EPATICI SOLO SOTTO CONTROLLO MEDICO. EVITARE L´USO INTERNO.

AVVERTENZE
FUNZIONI TERAPEUTICHE INDICATE SOLO PER INFORMAZIONE STORICO-CULTURALE MA NON APPLICABILI NELLA PRATICA FITOTERAPICA.QUESTA PIANTA RIENTRA NELLA LISTA DEL MINISTERO DELLA SALUTE PER L'IMPIEGO NON AMMESSO NEL SETTORE DEGLI INTEGRATORI ALIMENTARI.
QUALITÀ DELL'ATTIVITÀ FITOTERAPICA
NON UTILIZZABILE
ORGANI INTERESSATI DALL'AZIONE FITOTERAPICA
BRONCHI E BRONCHIOLI
CAVO ORO-FARINGEO
CISTIFELLEA E VIE BILIARI
FEGATO
FEGATO E VIE BILIARI
INTESTINO
RENI
SISTEMA ENDOCRINO
SISTEMA IMMUNITARIO
STOMACO
TESSUTO CUTANEO
VIE RESPIRATORIE
VIE URINARIE

PROPRIETÀ:
noo COLAGOGO
noo COLERETICO
noo DEPURATIVO DRENANTE
noo DIGESTIVO EUPEPTICO STOMACHICO
noo DIURETICO
noo EMETICO
noo EPATOPROTETTORE ANTIEPATOTOSSICO DEL FEGATO
noo ESPETTORANTE FLUIDIFICANTE DEL CATARRO MUCOLITICO
noo IMMUNOSTIMOLANTE IMMUNOMODULANTE
noo LASSATIVO O PURGANTE
++ DERMOPURIFICANTE DERMOPROTETTIVO (USO ESTERNO)
INDICAZIONI:
noo CATARRO VIE RESPIRATORIE
noo DISPEPSIA O CATTIVA DIGESTIONE
noo IMMUNODEFICIENZA SECONDARIA O INSUFFICIENZA IMMUNITARIA E MALATTIE AUTOIMMUNI
noo INSUFFICIENZA EPATOBILIARE E INTOSSICAZIONE DEL FEGATO
noo STITICHEZZA O STIPSI
++ DERMATOSI
++ PSORIASI
+ ACNE (DEPURATIVO)
+ FORUNCOLOSI
ESTRATTI:
Canapa acquatica Tisana
La radice è molto più attiva della pianta. Decotto: al 10% per uso esterno Infuso: 1-2 cucchiaini per tazza di acqua bollente per 10 min.
1-3 tazze al giorno
Canapa acquatica Tintura Madre
Preparata dalla pianta intera fresca tit.alcol.65°
XXX gtt 3 volte al giorno

NOTE SCIENTIFICHE, UTILI E VARIE
NOTE DI FITOTERAPIA

La radice è molto più attiva della parte aerea della pianta. Era usata per disturbi digestivi ma è consigliabile evitarne l´uso orale in quanto contiene alcaloidi pirrolizidinici epatotossici.
ANNOTAZIONI
Non confondere con l´Eupatoria (Eupatorium perfoliatum L.). L´azione colagoga è paragonabile a quella del rabarbaro rapontico.

UN'ERBA COME PANACEA

A Roma è conosciuta l’erba di Santa Bibiana e considerata come una sorta di panacea. È detta così perché cresceva in ogni stagione nel giardino attiguo alla chiesa dedicata alla Santa in Via Giolitti, nella zona della stazione ferroviaria. La pianta veniva raccolta, essiccata, triturata e quindi preparata in infuso e bevuta come rimedio a diverse malattie, come influenze, dolori delle ossa e altro. E probabilmente alle caratteristiche della sua erba che si rifanno i patrocini della Santa. Viene il sospetto che l’uso s’inserisca in un’antica tradizione del luogo, l’Esquilino, dove si trova la chiesa, il quale in epoca romana fu per lungo tempo un colle quasi disabitato, finché Mecenate non lo bonificò costruendoci la sua splendida villa e i grandi giardini. Rimase comunque un luogo di cimiteri, dove si lasciavano insepolti i corpi degli schiavi, dei servi, dei poveri e di coloro che avevano subito sentenze capitali, che qui erano eseguite. A dispetto di Mecenate il luogo continuò ad essere battuto di giorno e di notte da maghe, stregoni e fattucchiere per riti e ricerche d’erbe magiche e d’altri ingredienti. Comunque sia l’erba di Santa Bibiana è l’Eupatorium cannabinum, detto anche canapa acquatica (somigliando le sue foglie a quelle della canapa), canapa selvatica, eupatorio di Avicenna, cannavo selvaggio a Napoli, erba della febbre terzana in Veneto. Il nome eupatore le fu posto poiché Mitridate Eupatore (120-63 a. C.), re del Ponto, colui che scoprì il metodo mitridatico, per primo ne indicò gli usi medicinali. È una pianta erbacea perenne, a fusti eretti, angolosi, muniti di foglie divise, simili a quelli della canapa, fiori rosso porporini a corimbo. Il fusto è rossastro, è alta da 60 cm. a un metro e mezzo, fiorisce da luglio a ottobre. Si trova in zone umide, in prati acquosi, lungo i fossati. È stata largamente impiegata nella farmacopea antica fino al recente passato, tanto che in Olanda era la panacea di contadini. La fibra dei fusti veniva impiegata per fare uno spago non troppo robusto. Era inoltre usata per l’idropisia, l’itterizia, come depuratore; se ne ricavava una poltiglia per unguenti capaci di sanare le ferite. Era un medicamento forte, da usarsi con una certa cautela.
Un tempo era detta anche santa fune perché si voleva che dalle sue fibre fossero state fatte le funi impiegate per legare Cristo durante la Passione. Ma la fibra della pianta, poco tenace, non si usava per funi, al più per spaghi.

giovedì 28 gennaio 2010

RUTA


(Ruta graveolens L.)

DESCRIZIONE

Erba perenne sempreverde, cresce dal mare ai colli nei luoghi aridi e sassosi. Tiene lontane le vipere. Da non confondere con l'assenzio.
È anche coltivata in orti e giardini. Ai cavalieri medioevali, la dama somministrava un'infusione (5-7 foglioline, per 10 minuti in un litro d'acqua) e qualsiasi stanchezza -di battaglia, o di viaggio- scompariva.

PARTI DA USARE
Le sommità si raccolgono prima della fioritura, in maggio-agosto. Le foglie vanno fatte essiccare all'ombra.

PROPRIETÀ CURATIVE
Contiene rutina e cumarina, con proprietà aromatizzanti, digestive, capillarotrope, emenagoghe e rubefacenti.

INDICAZIONI
Problemi digestivi e di fermentazione intestinale. Mestruazioni interrotte da diete incongrue e da stress psicofisici. Contro la carie dentaria, va introdotta nel dente.

MODALITÀ D'USO
Si fa l'infuso con 1 cucchiaino scarso per tazza. Se ne bevono 1-2 tazze al giorno.

AVVERTENZE
È una pianta velenosa e pericolosa, non superare mai la dose consigliata; a dosi elevate provoca contrazioni uterine con pericolo d'abiorto e infiammazioni a livello genito-urinario(la dose abortiva è molto vicina alla dose letale).

PERSONALMENTE NON LA VENDO MAI PER USO INTERNO.

CURIOSITÀ

Nell'antica Roma era un condimento molto usato nei banchetti dei patrizi per stuzzicare l'appetito. Aromatizzava anche il vino distribuito alla plebe durante le grandi festività. Nei paesi dell'est europeo dava un po' di sapore al pane grigio e pesante del popolo, e questo uso è continuato fino ai nostri giorni.

mercoledì 27 gennaio 2010

PER NON DIMENTICARE......MAI




C'È UN TEMPO PER TUTTE LE COSE

Un tempo per nascere, un tempo per morire.
Un tempo per piantare, un tempo per sradicare la pianta.
Un tempo per uccidere, un tempo per guarire.
Un tempo per distruggere, un tempo per costruire.

Un tempo per piangere, un tempo per ridere.
Un tempo per gemere, un tempo per ballare.
Un tempo per scagliare pietre, un tempo per raccogliere sassi.
Un tempo per abbracciare, un tempo per separarsi.

Un tempo per cercare, un tempo per perdere.
Un tempo per conservare, un tempo per gettare via.
Un tempo per strappare, un tempo per ricucire.
Un tempo per tacere, un tempo per parlare.

Un tempo per amare, un tempo per odiare.
Un tempo per la guerra, un tempo per la pace.

martedì 26 gennaio 2010

PINO NERO


(Pinus nigra Arnold)

DESCRIZIONE

Albero alto, longevo, corteccia, cenerino scura, foglie aghiformi verde scuro, resistente al vento e alle gelate notturne. Alle conifere oltre la pino appartengono anche abeti e larici, però senza le stesse proprietà medicinali. Le gemme si trovano in vendita anche col nome improrpio di "gemme d'abete".

PARTI DA USARE
Gemme da raccogliere alla fine dell'inverno, allorchè iniziano a rigonfiarsi, ma sono ancora chiuse.
Essiccare in forno tiepido.

PROPRIETÀ CURATIVE
Le funzioni antisettiche, espettoranti, balsamiche, diuretiche si devono a resina e olio etereo.
INDICAZIONI
Infiammazioni acute dei piccoli bronchi, sindromi allergiche, febbrili, cefalgiche, ipotensive. Pelle senescente, opaca e sciupata (uso esterno, bagni).

MODALITÀ D'USO
Un cucchiaio di gemme per tazza d'infuso, 1-2 tazze al giorno.

CURIOSITÀ

Il pino nero cresce sulle colline e montagne mediterraneee,mentre la varietà austriaca sulle Alpi.Il pino nero o laricio si trova sulla Sila,Aspromonte ed Etna.I suoi fusti forniscono legno di ottima qualità per costruzioni navali,traversine ferroviarie,pali,pasta da legno,resine.

OLMARIA


(Spiraea ulmaria L.)

DESCRIZIONE

Pianta molto bella, caratteristica di prati umidi e freschi. Le sue proprietà medicinali sono state accertate nel Rinascimento. Da sempre è invece usata per dare bouquet ai vini.
È detta anche Regina dei prati, per i fiori bianchi.

PARTI DA USARE
Le sommità si recidono alla fioritura, in giugno-agosto; i rizomi si raccolgono in settembre-ottobre. Va usata fresca, o colta da poco ed esssiccata; non conservare lungo. Mai bollire la pianta.

PROPRIETÀ CURATIVE
Diuretiche, antipiretiche, antireumatiche, antigottose, sudorifere e deputative.

INDICAZIONI
Infiammazioni varie, sudorazione abbondante, dolori articolari, gotta, cellulite, reumatismo. Febbre (le radici).

MODALITÀ D'USO
L'infuso si prepara con 1 cucchiaio di sommità per tazza, 2-3 tazze al giorno. Il decotto di radici si fa con 1 cucchiaio da dessert per tazza, 1-2 tazze al giorno.

AVVERTENZE

Per la sua attività energetica, limitare l'uso ai casi di effettiva necessità.

LA RICETTA

VINO DOLCE REGINA DEI PRATI

Mettere alcuni fiori di Olmaria in infusione in una bottiglia di buon vino dolce per circa 30 giorni. Filtrare. Acquisterà un buon profumo di moscato.

lunedì 25 gennaio 2010

PIANTAGGINE


(Plantago major L.)

DESCRIZIONE
Erba infestante, diffusissima nei campi coltivati e nei terreni incolti. Se ne conoscono tre specie, che hanno le medesime proprietà.
È senza fusto, con foglie nascenti dalla radice; i fiori sono in spiga.
È usata per insalate e per nutrire il bestiame.

PARTI DA USARE
Le foglie si raccolgono da maggio ad agosto, i semi a maturità in agosto-ottobre. Essiccare in forno tiepido.

PROPRIETÀ CURATIVE
Rinfrescante, diuretica, emolliente, antiinfiammatoria, blandamente lassativa (principale componente, molto potassio).

INDICAZIONI
Bagni oculari, catapasmi sulle ferite arrossate, infiammazioni della pelle delle mucose, scottature, punture di insetti (le foglie), irregolarità delle funzioni intestinali, infiammazioni del tubo digerente (i semi). Forfora al cuoio capelluto e per la pelle del viso grassa e untuosa (lozioni).

MODALITÀ D'USO
L'infuso per via interna si prepara con 1 cuccchiaio di foglie per tazza, 2 tazze al giorno; per via esterna occorrono 2 cucchiai di foglie per tazza, fare compresse locali 3-4 volte al giorno. Il decotto si prepara con 1 cucchiaio di semi per tazza, 1 tazza alla sera prima di coricarsi.

AVVERTENZE

Attenzione al polline.

LA RICETTA

TORTA ALLE ERBE SELVATICHE

Bollire insieme foglie di piantaggine, borraggine, papavero, soncino, tarassaco, ortica. Fare una pasta povera con farina, poco burro, acqua, foderarne una tortiera, e riempirla con erbe tritate mescolate a ricotta fresca, uova sbattute, parmigiano grattato. Coprire o non con un altro disco di pasta. Cuocere a forno caldo per circa 1 ora.

CAPELVENERE


(Adiantum capillus veneris L.)

DESCRIZIONE
Felce frondosa e perenne, sta in luoghi umidi, come caverne, pozzi e dirupi calcarei con stillicidi.I piccioli delle foglie sono sottili come capelli. Da ciò il nome popolare. Invece quello scientifico viene dal greco adiantos, che n n si bagna; poichè le folgie rimangono asciutte nonostante la rugiada e anche se piove.

PARTI DA USARE
Le fronde si raccolgono in giugno-luglio, recidendole alla base del picciolo. La pianta va usata fresca, perde efficacia se esssiccata.

PROPRIETÀ CURATIVE
L'acido gallico svolge attività antiinfiammatorie, decongestionanti, emollienti, espettoranti.

INDICAZIONI
Malattie da raffreddamento (raffreddore, raucedine, influenza). Costipazione bronchiale. Forfora e secrezione sebacea del cuoio capelluto(lozione esterna).

MODALITÀ D'USO
Si fa il decotto con 1 cucchiaio da dessert per tazza, 1-2 volte al giorno lontano dai pasti. Per uso esterno, utilizzare 2 cucchiai per tazza.

LA RICETTA

SCIROPPO DI CAPELVENERE

Si ottiene aggiungendo 640 grammi di zucchero all'infusione di 340 grammi d'acqua con 20 grammi di Capelvenere.
Agli inizi del 1700, diluito nel tè ed infuso nel latte caldo costituiva la "bavarese", bevanda messa in voga dai principi bavaresi.

ASPHODELUS

(da WIKIPEDIA)

Asphodelus L.,1753 è un genere di piante della famiglia Asphodelaceae che comprende diverse specie erbacee, note genericamente con il nome volgare di asfodelo. Il nome deriva dal greco ἀσφόδελος (asphódelos).
Gli asfodeli amano i prati soleggiati e sono invadenti nei terreni soggetti a pascolo eccessivo, perché le loro foglie appuntite vengono risparmiate dal bestiame.

DESCRIZIONE
Il fogliame dell'asfodelo si presenta sotto forma di una rosetta di grosse foglie radicali, strette e lineari, con l'estremità appuntita.
Dal centro della rosetta emerge uno stelo nudo che porta una spiga di fiori più o meno ramificata secondo le specie. La spiga è generalmente alta un metro o più.
I fiori iniziano a sbocciare dal basso. Hanno sei tepali (cioè non esiste distinzione visibile tra petali e sepali, che hanno la stessa forma e lo stesso colore). Nella maggior parte delle specie, i tepali sono bianchi con una striscia scura al centro.

Fiore di Asphodelus albus
I frutti sono capsule tondeggianti.
La radice è commestibile.


DISTRIBUZIONE
La distribuzione naturale dell'asfodelo ha un centro principale intorno al bacino del Mediterraneo (Europa meridionale e Africa settentrionale comprese le isole Canarie); si estende inoltre in Asia fino alla Cina.
L'asfodelo si è inselvatichito anche in alcune parti del Nordamerica.


STORIA E LETTERATURA

ANTICHITÀ
Per Omero (Odissea XI, 487-491; 539; 573) l'asfodelo è la pianta degli Inferi. Per gli antichi Greci il Regno dei Morti era suddiviso in tre parti: il Tartaro per gli empi, i Campi Elisi per i buoni, ed infine i prati di asfodeli per quelli che in vita non erano stati né buoni né cattivi. Per tutte queste credenze, ed altre ancora, i Greci usavano piantare asfodeli sulle tombe, considerando i prati di asfodeli il soggiorno dei morti. Un esempio forse non casuale lo abbiamo in Capo Miseno.

MODERNITÀ
Questa pianta viene citata nel 1° libro della saga di Harry Potter. L'asfodelo in polvere versato in un infuso d'artemisia nel romanzo origina una pozione soporifera talmente potente da andare sotto il nome di "distillato della morte vivente".
Il nome di questa pianta, al plurale (asfodeli, nella trad. italiana di Alessandra Scalero), viene citata nel primo capitolo di Orlando della scrittrice inglese Virginia Woolf.
Gli Asfodeli son citati nel componimento Le stirpi canore di D'Annunzio e, sotto l'aulico nome di asfodilli, nel suo romanzo Il piacere.
Gli asfodeli vengono citati alla fine del film Vatel di Roland Joffé.
Gli asfodeli sono citati, in quanto fiori dei morti, nell'Etèra di Giovanni Pascoli (Poemi di Ate).

USO CULINARIO
Il gambo dell'asfodelo giallo è un cibo antico che gli anziani pugliesi colgono ancora prima che sbocci il fiore e una volta scottato con acqua e aceto conservato sott'olio. Uno di quei sapori che va pian piano scomparendo.
Le Foglie vengono tutt'ora usate per confezionare un prodotto caseario tipico pugliese, la "burrata".

NOMI REGIONALI
Puglia
frusci, viluzze
Sardegna
cadrilloni, cibudda 'e merjani, scaria,iscrarìa, ulciareu
Sicilia
vruzza

VERBASCO


(Verbascum thapsus L.)

DESCRIZIONE

Sembra un grosso cero, poichè il fusto non ramificato è guarnito di fiori. Si trova dal mare ai colli, nei luoghi secchi argillosi. È conosciuto anche come Pan delle Serpi, che è una pianta simile ma dalle identiche proprietà medicinali. In passato, con le foglie si facevano gli stoppini per le lampade a olio. I fusti si possono ardere nel caminetto.

PARTI DA USARE
Le foglie si raccolgono in primavera-estate, i fiori appena aperti in giugno-luglio. Essiccare all'ombra, conservare a lungo.

PROPRIETÀ CURATIVE
Decongestionanti, emollienti, antiinfiammatorie, lenitive, tossifughe.

INDICAZIONI
Malattie da raffreddamento, tosse, bronchiti, sinusiti. Infiammazioni intestinali e urinarie.
Per uso esterno: emorroidi, scottature, pelle irritata.

MODALITÀ D'USO
Il decotto di foglie si prepara con 1 cucchiaio per tazza, 1-2 tazze al giorno lontano dai pasti.
Per via esterna, il decotto si fa con 2 cucchiai per tazza. Filtrate accuratamente.

AVVERTENZE

Filtrate accuratamente il decotto, i peli sono irritanti. Meglio usare un filtro da laboratorio o un pezzetto di stoffa di cotone da buttare.

LA RICETTA

THÈ DEI QUATTRO FIORI

per calmare la tosse e facilitare il sonno dei bambini.

- 30 gr di fiori di verbasco
- 20 gr di papavero
- 10 gr di malva
- 20 gr di farfaraccio

Miele a volontà.

Curiosità
In Sicilia, nell'antichità, la cura della tosse, dal raffreddore e dalla faringite, veniva affidata alle così dette "maiare/mavare", donne che si diceva avessero poteri magici e che oltre a curare il "malocchio" erano pronte a curare anche piccole malattie.
Esse usavano proprio il tasso verbasco e accompagnavano le loro pozioni con questa formula : “cumpari tassu, passu e ti lassu l’attassu”.
Quando la “ maiara” usciva dalla stanza del malato diceva: “ ti salutu pani e tassu, stu cauro e stu friddu ca vi lassu, lu malanni si ni va via e la saluti torna arreri”.

domenica 24 gennaio 2010

ONONIDE


(Ononis spinosa(L.) Will.)

DESCRIZIONE
È una pianta erbacea perenne (un po' legnosa), spinosa, alta 30-50 cm frequente nei luoghi sassosi e aridi dal mare alla regione submontana, dai caratteristici fiori colore rosa molto vistosi.

PARTI DA USARE
La radice, a forma di fittone poco ramifficato, che viene raccolta in primavera o in autunno.

PROPRIETÀ CURATIVE
Contiene resine, tannini, olii e zuccheri oltre a numerose altre sostanze di tipo glucosidico ad azione prevalentemente diuretica ed antiinfiammatoria.

INDICAZIONI
Per aumentare la diuresi, per favorire l'eliminazione dei cloruri e per facilitare l'espulsione dei calcoli renali.

MODALITÀ D'USO
Viene usato l'estratto fluido alla dose di 20-100 gocce per 2-3 volte al giorno. I decotti della droga non sono dotati di azione diuretica perchè la maggior parte della sostanza attiva viene eliminata col vapore d'acqua.

LA CURIOSITÀ
Volgarmente è nota anche come "Arresta bue" o "Stanca bue" per il fatto che i prati in cui è abbondante presentano una notevole resistenza all'aratro, un tempo tirato dai buoi.

venerdì 22 gennaio 2010

ALTEA


(Althea officinalis L.)

DESCRIZIONE

Viene coltivata nei giardini come erba medicinale.Si trova nei terreni freschi e umidi,e lungo i corsi d'acqua dal mare alla collina.Pianta erbacea perenne ricoperta di peluria color cenere.
PARTI DA USARE

Le foglie, le radici (da ottobre a marzo del 2° anno), i fiori (da giugno ad agosto). Le radici, tolta la scorza, si tagliano a pezzetti e si fanno seccare all'ombra.
PROPRIETÀ CURATIVE
Emollienti, decongestionanti, protettivi sono gli effetti dell'inulina e delle mucillaggini.
INDICAZIONI
Infiammazioni della bocca, della gola, della pelle, intestinali(diarrea, dissenteria).
MODALITÀ D'USO
Decotto (5 gr di radice, 120 gr di acqua. Far bollire fino a ridurre a 100 gr l'acqua, poi filtrare); nelle malattie della gola e delle vie respiratorie è usato anche come gargarismo o bevanda. Impiastri di foglie sugli accessi e sulle infiammazioni cutanee.
CURIOSITÀ
È usata in pasticceria, dato il suo alto contenuto di zuccheri e mucillaggine, per la fabbrica di caramelle e pastiglie contro la tosse e morbidi dolcetti in forma di losanga. I famosi "Marsh-mallows" inglesi, soffici bocconcini profumati ricoperti di zucchero a velo o cioccolata, sono fatti di mucillaggine di altea.

giovedì 21 gennaio 2010

FRANCESCO CUPANI


( da WIKIPEDIA)


Francesco Cupani (Mirto (Italia), 21 gennaio 1657Palermo, 19 gennaio 1710) è stato un botanico italiano.
Dopo aver studiato medicina, nel 1681, all’età di 24 anni, entra nell'ordine religioso dei frati francescani, continuando a coltivare il suo interesse per le scienze naturali e la botanica e dedicandosi in particolare allo studio della flora endemica della Sicilia. Intrattiene una fitta relazione epistolare con il monaco cistercense Paolo Boccone (1633-1704), palermitano trapiantato nel granducato di Toscana nonché cultore antesignano della moderna botanica sistematica.
Nel 1692 fonda a Misilmeri un vero e proprio orto botanico nel quale pone a dimora sia specie esotiche che specie della flora siciliana, classificandoli in base al sistema tassonomico della nomenclatura binomiale, anticipando la innovazione che si diffonderà solo molti anni dopo grazie a Linneo.
Nel 1696 pubblica Hortus Catholicus, opera in cui viene illustrata la collezione di piante dell’orto di Misilmeri. Grazie a questo lavoro il Cupani acquisisce una discreta notorietà presso gli studiosi del settore di tutta Europa.
Muore a Palermo il 19 gennaio del 1710 all’età di 53 anni,
A Francesco Cupani sono dedicate alcune specie vegetali quali Colchicum cupanii, Genista cupanii, Melica cupani, Plantago cupani, Scilla cupani e Tragopogon cupani nonché il genere Cupania.


OPERE
- Catalogus plantarum sicularum noviter adinventarum, Palermo, 1692.
- Syllabus plantarum Siciliae nuper detectarum, Palermo, 1694.
- Hortus Catholicus, Napoli, 1696.
- Pamphyton siculum, pubblicato postumo nel 1713.

mercoledì 20 gennaio 2010

AMAREGGIOLA


(Chrysanthemum parthenium Brnh.)

DESCRIZIONE
Somiglia alla camomilla, come fiore, ma la differenza è nelle foglie; oltre che nell'odore penetrante e sgradevole.
In Grecia (dal nome, parthénos, Vergine) era conosciuto per curare le malattie tipicamente femminili. Ci sono attualmente in Italia varie specie spontanee di questa pianta, conosciuta anche col nome di Partenio.

PARTI DA USARE
Le foglie si raccolgono in giugno-luglio, le sommità fiorite da luglio a settembre.

PROPRIETÀ CURATIVE
Antispasmodiche, digestive, vermifughe, emmenagoghe.

INDICAZIONI
Digestione lenta e laboriosa, cattiva secrezione dei succhi gastrici, infiammazioni cutanee.

MODALITÀ D'USO
Si fa l'infuso con 1 cucchiaio per tazza, da bere prima o dopo i pasti principali.
I fiori possono sostituire quelli della camomilla.

CURIOSITÀ
È un crisantemo dai piccoli fiori bianchi, di odore non molto gradevole, che si trova spesso nei giardini di campagna e nei vecchi orti. Originario dell'Asia Minore e dei Balcani è ormai largamente diffuso in Europa, coltivato come ornamentale.

ALCHECHENGI


(Phisalis alkekengi L.)

DESCRIZIONE
È facile da trovarsi lungo le siepi o i boschi, in pianura o in media collina, nelle zone più settentrionali.
Il calice che racchiude la bacca ha una strana forma di vescica, da qui il nome arabo"alkekengi", cioè vescica. Le bacche hanno l'aspetto di ciliegie.

PARTI DA USARE
I frutti maturi sono raccolti in agosto-settembre, privati del calice e del peduncolo.

PROPRIETÀ CURATIVE
I frutti, separati dal calice che li contiene, vengono utilizzati per le loro proprietà diuretiche e depurative.

INDICAZIONI
Reumatismo gottoso, calcolosi renali e vescicali, ritenzione urinaria e nefriti.

MODALITÀ D'USO
In infuso, un cuchiaino per tazza: berne 2-3 tazze al giorno lontano dai pasti. Lo si prepara con 15-20 bacche per 5 minuti, in un litro d'acqua, lasciandolo poi in infusione per 10minuti. Va bevuto a digiuno, un bicchiere al mattino e uno alla sera.

AVVERTENZE
Non eccedere con l'uso del frutto fresco; mentre tutte le altre parti della pianta contengono alcaloidi e non vanno assunte. Da non confondere con la Belladonna, tossica.

LA RICETTA

INSALATA ESOTICA

Tagliare a pezzi piccoli ananas, banane, kiwi, fette d'arancio e di limone da giardino intero. Condire con miele di castagno, pistacchi tritati, uvetta, cocco grattugiato, yogurt o panna. Guarnire con frutti di Alchechengi.

martedì 19 gennaio 2010

FINOCCHIO SELVATICO


(Foeniculum vulgare Miller)

Sinonimi: Foeniculum officinale (All.)
Famiglia: Apiaceae (Ombelliferae)
Nome volgare: Finocchio selvatico

MORFOLOGIA
Sufruttice perenne nella ssp. piperitum, ma spesso anche robusta erba bienne nella ssp vulgare, con portamento alto e slanciato che raggiunge notevoli dimensioni potendo superare i 2 m. di altezza, con profumo più intenso ed aromatico di quello del finocchio coltivato.
Dotato di una radice ingrossata ha il fusto striato, lucido, ramoso, largo fino a 4 cm, abbracciato dalle base carnosa delle foglie che sono tri o quattro-pennatosette, a contorno triangolare e con segmenti finali capillari ed apice appuntito, picciolate quelle inferiori, sessili le superiori.
I fiori sono raggruppati in ombrelle terminali, prive di involucro e involucretto con 4 – 30 raggi, hanno un piccolo calice, e la loro corolla è composta da 5 petali gialli di forma ovale, con l’apice ripiegato verso il centro. Il frutto è formato da due acheni oblunghi, ovoidi, lunghi fino a 1 cm, con cinque costole verticali sulla superficie esterna che matura alla fine dell’estate – inizio autunno.
HABITAT
Specie di origine mediterranea e dell’Atlantico europeo meridionale è presente in Italia in tutte le regioni prediligendo le coste. Cresce su suoli incolti e ruderali e la si incontra su vecchi muri, sulle rupi in luoghi assolati e asciutti specialmente in collina, predilige i bordi delle siepi, le scarpate dal mare alla regione submontana dove fiorisce in Giugno-Agosto.
PROPRIETÀ ED USI
Ha proprietà aromatiche, aperitive, digestive, diuretiche, antispasmodiche, galattologhe ed ha comprovata azione antiputrefattiva e antimeteorica, carminativa ed anche allucinogena., grazie ai suoi principi attivi quali il fenolo e l’estragolo, acido clorogenico e caffeico. Viene utilizzato dall’industria alimentare e liquoristica, dall’industria farmaceutica ed in erboristeria.
In cucina oltre ad essere consumato crudo in insalata viene utilizzato per aromatizzare varie pietanze come torte, minestre, ma anche mortadelle, arrosti, castagne ecc.
I frutti in infuso con acqua vengono usati come impacchi su palpebre infiammate e come sciacqui e gargarismi per eliminare l’alito cattivo, nell’acqua calda per un bagno stimolante, deodorante e purificante.
ATTENZIONE
Le preparazioni ottenute dai frutti devono essere usate in giuste proporzioni perché potrebbero risultare leggermente narcotiche per uso interno e irritanti per uso esterno.
CURIOSITÀ
Il finocchio è stato considerato in passato quale simbolo di forza (veniva consumato dai gladiatori col quale anche si cingevano la testa). Simbolo di rinnovamento perché si riteneva aiutasse i serpenti nella muta della pelle. Ha dato origine al detto “non farsi infinocchiare” che significa non farsi raggirare, raccomandazione che veniva fatta agli acquirenti meno esperti di vino, che spesso veniva trattato con i semi del finocchio per mascherare i cattivi odori e sapori del vino difettoso. Probabilmente perché con le sue foglie si adornavano il capo gli adepti del Dio frigio dell’estasi, della salute e del vino, Sabazios, dedito a culti licenziosi che incoraggiavano l’omosessualità, il suo nome viene usato in molte lingue per indicare la persona omosessuale.
RICETTA
PASTA CON LE SARDE A MARE (AL FINOCCHIETTO SELVATICO)
(ricetta personale di Indi)

Per 4 persone :
- 150 gr Foeniculum vulgare spp. piperitum Miller.
In italiano volgare: finocchio selvatico.
In siciliano: finucchieddu rizzu.
- 8 filetti di acciughe salate.
In siciliano: angiovi.
- 80 gr. di pan grattato
- 360 gr di spaghetti
- 1 spicchio d'aglio

Bollite il finocchio selvatico e una manciata di uvetta di Corinto(del tipo piccola e nera) ma appena cotto mettetelo in un piatto e tagliatelo grossolanamente, abbiate cura di non buttare l'acqua di cottura ma aggiungete altra acqua fresca e salatela per la pasta, mentre la pasta cuoce, sciogliete in un po' di olio extravergine di oliva possibilmente della zona orientale dell'Etna, i filetti di acciughe e con un spicchio d'aglio, io l'aglio appena ha rilascio il profumo lo tolgo.
In un padellino riscaldate il pan grattato sino a che non prende un bel colore tonaca di monaco, attenti a non bruciarlo.

Appena cotta la pasta scolatela tenendo un po' di acqua di cottura e versate gli spaghetti nella padella della salsa di acciughe.
Aggiustate con l'acqua di cottura e aggiungete il finocchio selvatico tritato saltate a fuoco vivace sino ad amalgamare il tutto facendo attenzione a non asciugare troppo il tutto, usate l'acqua di cottura per aggiustare.
Mettete nei piatti e spolverate con il pan grattato prima di servire.

lunedì 18 gennaio 2010

MELILOTO


(Melilotus officinalis Lam.)

DESCRIZIONE
Erba biennale, ha foglie formate da tre foglioline dentate e fiori piccoli e gialli raccolti in racemi. Cresce negli incolti o lungo le strade di campagna. Il nome viene dal greco: miele, e lotos, loto; come sembrano sapere bene anche le api. La usava anche Ippocrate.
PARTI DA USARE
Le sommità fiorite si raccolgono in estate. Essiccate in giornate calde, all'ombra aerata.
PROPRIETÀ CURATIVE
Induce il sonno e riduce l'agitazione cardiaca nonchè lo spasmo gastrointestinale di origine nervosa; esternamente decongestiona e riduce l'infiammazione di pelle e mucose.
INDICAZIONI
Casi di insonnia, palpitazioni di origine nervosa, digestioni difficili da ansia e nervosismo. Esternamente: collirio decongestionante oculare, lenitivo e disinfiammante su pelli e mucose sensibili.

MODALITÀ D'USO
Si prepara un infuso con 1 cucchiaio per tazza, e se ne bevono 2-3 dopo i pasti principali come digestivo; oppure 1-2 tazze prima di coricarsi come sedativo. Per uso esterno si prepara l'infuso con 2 cucchiai per tazza, e si fanno lavaggi o applicazioni sulle parti interessate.

AVVERTENZE
Essendo un ipnotico, non farne uso prima di guidare l'auto, durante lo studio, o quando seva la massima concentrazione.

CURIOSITÀ
È chiamata volgarmente erba da cavalli o vetturina perché i cavalli ne vanno matti. I suoi fiori gialli erano un tempo usati in profumeria.

ROBINIA


(Robinia pseudacacia L.)

DESCRIZIONE

Albero a foglie caduche, diffuso dal mare ai colli. Le radici robuste servono a consolidare le scarpate. Fino a tre secoli fa era sconosciuta in Italia.
È stata importata dalla Francia, mentre è originaria dell'America. Odore penetrante, sapore dolce.

PARTI DA USARE
La corteccia delle radici si raccoglie in ottobre, i fiori in maggio.

PROPRIETÀ CURATIVE
Lassative, antispastiche, ematiche, antimalariche.

INDICAZIONI
Crampi allo stomaco e dolori colitici, stitichezza, bile (i fiori). Malaria (corteccia).

MODALITÀ D'USO
Si fa l'infuso con 1 cucchiaio scarso di fiori per tazza, si bevono 2 tazze al giorno. Il decotto si fa con 1 cucchiaino di corteccia di radice, 1-2 tazze al giorno.

AVVERTENZE
Adoperate soltanto su indicazione medica e sempre rispettando le dosi dato che tutta la pianta contiene sostanze tossiche simili alla ricina contenuta nei semi di ricino.

LA RICETTA

FRITTELE DI ACACIA

Fare una pastella densa con farina, uova, latte, sale, un cucchiaio d'olio. Immergervi i grappoli di fiori ben gocciolati e friggerli nell'olio di arachidi bollente. Si possono servire salati o spolverizzati di zucchero, come dessert.

sabato 16 gennaio 2010

ENULA


(Inula helenium L.)

DESCRIZIONE
Si trova nei prati e nei terreni marginali ombreggiati fino a 1300 mt. Il nome deriva dalle lacrime della bella Elena, moglie di Menelao e amante di Paride, pentita di aver causato la guerra di Troia.

PARTI DA USARE
La radice si raccoglie al 2°-3° anno, in primavera o in autunno, durante il riposo vegetativo. Si fa seccare al sole.

PROPRIETÀ CURATIVE
L'essenza di enula (derivati terpenici) fluidifica l'espettorato bronchiale, disinfetta le vie respiratorie, calma la tosse. Agisce anche su un fegato e reni, facilita l'eliminazione di scorie azotate. Per uso esterno ha azione antisettica e sedativa.

INDICAZIONI
Affezzioni a carico del sistema respiratorio, come tosse e bronchiti catarrali; cattivo funzionamento della cistefellea, gotta e artritismi dovuti a cattiva eliminazione dell'urea. Esternamente trova largo impiego nei pruriti o eruzioni cutanee in genere.

MODALITÀ D'USO
Si prepara un decotto con 1 cucchiaino per tazza e si bevono 2-3 tazze al giorno prima dei pasti per un'azione su fegato e reni. Si prepara un infuso con 1 cucchiaio per tazza e si bevono 2-3 tazze al giorno dopo i pasti se si vuole agire sulle vie respiratorie. Per uso esterno, invece,s i prepara un decotto con 1 cucchiaio per tazza e si fanno applicazioni di compresse bagnate sulle parti interessate.

AVVERTENZE
Durante l'uso interno possono manifestarsi intollerabilità personali.

CURIOSITÀ
Il medico di Voltaire gli prescriveva questo vino anticatarrale:
"Bollire 100 grammi di miele in 1/2 litro di acqua per 15 minuti. Aggiungere 15 grammi di radice di Enula, 10 grammi di Anice stellato, far riposare per 30 minuti."

venerdì 15 gennaio 2010

x MARIANGELA


Ti rispondo qui, perchè vorrei dirti delle cose e precisarne altre e nella chat lo spazio è troppo piccolo.

Per prima cosa, AUGURI DA PARTE DI NOI TUTTI A TE E AL TUO BAMBINO/A E A TUO MARITO PER LA PIU' GRANDE GIOIA CHE POSSIATE AVERE IN CASA.

Sarà un po' faticoso, ma vi assicuro che passati i primi momenti non ci si ricorda più niente, nè le nottate insonni nè i pianti che fanno impazzire nè le pappe per terra o i pannolini "puzzolenti".

Vorrei precisare che finchè allatti non devi prendere niente nè per bocca e nemmeno sotto forma di creme. Ogni principio attivo entra in circolo nel nostro organismo e fluisce anche se in minima parte nel latte che il bambino assume.

Se invece lo allatti con il biberon o il periodo dell'allattamento è finito allora puoi ritagliarti degli spazi durante la giornata e dedicarli a te stessa.

L'unico prodotto che vedo adatto in questo periodo è il MACA sotto forma di compresse da 500 mg l'una.

Non ha importanza la ditta che troverai l'importante è questa grammatura.

Ti consiglio di assumerne UNA sola compressa al giorno, preferibilmente la mattina. Se dopo una quindicina di giorni vedi che l'effetto è scarso allora puoi passare a DUE compresse al giorno, UNA la mattina e UNA la sera.

Spero di essere stata esauriente. Altrimenti chiedi pure quando e cosa vuoi, se posso cercherò di aiutarti.

Dimenticavo di dirti che puoi prendere questo prodotto per tutto il tempo che riterrai necessario.

Ciao buon fine settimana

GINESTRINO


(Lotus conrniculatus L.)

DESCRIZIONE
È una delle erbe più diffuse, il suo giallo-arancio risalta fino a 2000 mt di altitudine, è trifogliato. I frutti sono legumi a forma di piccolo corno, da qui il nome latino. Le api la trascurano in pianura, dove ci sono più varietà di fiori.

PARTI DA USARE
I fiori vengono raccolti appena sbocciati a fine primavera-estate.

PROPRIETÀ CURATIVE
Deprime il sistema nervoso, interessando l'attività mentale, l'eccitabilità cardiaca e lo spasmo gastrointestinale. Esternamente trova impiego per le lievi proprietà antiinfiammatorie ed astringenti.

INDICAZIONI
Ipereccitabilità psichica con aumento del ritmo cardiaco, effetti di tensioni che provocano dolori addominali, gastralgie, coliti spastiche.

MODALITÀ D'USO
Si prepara un infuso con 1/2 cucchiaino per tazza e si bevono non più di 1-2 tazze al giorno. Per via esterna si prepara un infuso con 2 cucchiai per tazza e si compiono sciacqui, lavaggi e compresse bagnate.

AVVERTENZE

Non essendo possibile ottenere preparati standard, è complicata una vera e propria assunzione terapeutica; si consiglia quindi di non eccedere nell'uso, e ricorrervi saltuariamente come blando sedativo.

CURIOSITÀ

È una buona erba foraggera, sia fresca che essiccata. Il Lotus comprende varie specie che crescono dai 3000 metri fino alle paludi. Una varietà esotica delle isole Canarie si coltiva in casa in cesti sospesi per i suoi bei fusti ricadenti e fiori rossi e gialli con becco ricurvo.

mercoledì 13 gennaio 2010

Sonchus tenerrimus

(foto by Indi 2010)



In volgare Crespigno sfrangiato

é della famiglia delle Asteraceae o Compositae

In siciliano Cardedda

Si usa in cucina bollita e quando è tenera e fresca anche in insalata con olive salate e/o acciughe salate.

Hypochoeris neapolitana

(Foto by Indi 2010)


In volgare si chiama Costolina,
mentre nella mia terra natia si chiama Coscivecchia
Della famiglia Asteraceae o Compositae è ottima bollita o aggiunta nei legumi.

martedì 12 gennaio 2010

GINESTRA


(Cytisus scoparius Link)

DESCRIZIONE

Fusto legnoso ala base ed erbaceo superiormente, odore soave, cresce nelle zone aride, esposte al sole, negli incolti, lungo i viottoli. Somiglia alle altre ginestre: quella spinosa ha le foglie pungenti; quella di Spagna ha rami blu-verdi quasi senza foglie; quella detta maggiociondolo ha le foglie a ciuffi. Tutte e tre sono tossiche.

PARTI DA USARE
I fiori vengono raccolti a giugno, sempre e soltanto in bocciolo. Essiccare in forno tiepido.

PROPRIETÀ CURATIVE
La sparteina, un alcaloide, vanta proprietà cardio-toniche, aumentando la forza di contrazione del cuore e riducendone la frequenza; inoltre aumenta la pressione agendo sulla circolazione periferica.

INDICAZIONI
Aritmie leggere o ipotensione.

MODALITÀ D'USO
Si prepara un infuso con 1 cucchiaino per tazza e si beve 1 tazza al giorno lontano dai pasti; se è ben tollerato si può aumentare la dose fino a 3 tazze al giorno.

AVVERTENZE

A seconda del periodo di raccolta si possono avere effetti molto accentuati; in ogni caso la presenza di alcaloidi potenti consigliano cautela e controllo medico. Non adatta assolutamente a chi soffre d'ipertensione.

LA RICETTA

GERMOGLI DI GINESTRA SOTTACETO
(uso capperi)
Cogliere i giovani germogli di ginestra metterli in un vaso di vetro, coprirli di ottimo aceto bollente e riposare alcuni mesi.

FIORI DI GINESTRA IN INSALATA
Levare il calice ad alcuni fiori ed unirli in insalatine da taglio, rucola, cetrioli. Condire con olio e limone.

GRAZIOLA


(Gratiola officinalis L.)

Scrofulariacea dell'Europa centrale e meridionale e dell'Asia; si trova nei luoghi paludosi specialmente in pianura nell'Italia settentrionale e centrale, nella Campania, nelle Puglie, in Sardegna.

VELENOSA!

LA PIANTA
È un'erba perenne con fusti ramificati lungamente striscianti e radicanti e rami eretti alti da pochi cm, a un palmo e più, semplici o quasi, quadrangolari in alto.
Le foglie sono opposte, sessili, ampessicauli, lunghe 3-4 cm, con due nervi paralleli al mediano, che arrivano quasi alle estremità. Il margine, intero della metà inferiore, è poi seghettato, a piccoli denti.
I fiori (giugno-settembre) solitari, ascellari, hanno il peduncolo lungo 1-2 cm, il calice a cinque lacinie strette, rinforzato da due brattee un po' più grandi. La corolla lunga 12-15 mm, imbutiforme, ha il tubo peloso alla fauce, quattro lobi dei quali il superiore più grande e smarginato.
È bianco-rosa, o violacea. Gli stami sono quattro, ma due sono senza antera, quindi sterili.
La cassula è ovale, appuntita. Tutta la pianta è glabra.
È inodora, amarissima.

LA DROGA
Si usa l'erba fiorita.
Contiene specialmente glucosidi (graziotossina, graziolina, ecc.).
È usata come drastico, diuretico contro l'idropisia ecc; attualmente è abbandonata perchè pericolosa.

Da noi non è richiesta.

CURIOSITÀ

Nel Bolognese certe fosse che d'estate si prosciugano sono coperte sul fondo, è per centinaia di metri, di graziola.

sabato 9 gennaio 2010

CICORIA


(Cichorium intybus L.)
DESCRIZIONE

Erba perenne, predilige le zone soleggiate, lungo i greti, gli argini e le terre fangose.
È detta radicchio selvatico. Viene citata, 4.000 anni avanti Cristo, nel papiro egiziano di Ebers, uno dei più antichi pervenuteci.

PARTI DA USARE
Le radici si raccolgono nell'autunno del 1° anno o nella primavera del 2°. Le foglie al 2° anno, alla fine della primavera, prima che avvenga la fioritura; altrimenti non sono più commestibili.

PROPRIETÀ CURATIVE
Ha una sostanza amara eterosidica, per cui le radici e le foglie svolgono azione depurativa potente su rene, fegato e intestino. Le foglie tostate sono anche note come surrogato del caffè.

INDICAZIONI
Scarso appetito, anemia, insufficiente attività di cistefellea e fegato, funzione intestinale pigra.

MODALITÀ D'USO
Per le radici si prepara un decotto con un cucchiaio per tazza, mentre con le foglie si ottiene un infuso sempre con un cucchiaio per tazza. Berne 1 tazza prima dei pasti principali.

LA RICETTA

CICORIA "STRASCICATA"

Bollire la cicoria al dente, strizzarla bene e passarla in un soffritto di olio, aglio, peperoncino, sale. Facoltativo mezzo barattolo di passata di pomodoro ed un pizzico di menta.
Si serve con crostini di pane.

venerdì 8 gennaio 2010

VISCHIO


(Viscum album L.)

DESCRIZIONE

Arbusto parassita, cresce orientato sempre verso nord, è verde tutto l'anno. A propagare il vischio sono i merli e i tordi che mangiano i frutti ed espellono poi i semi non digeriti: da questi germina una nuova pianta.
È considerato apportatore di prosperità, per questo si usa regalarlo per le festività di fine anno (comprarlo, non vale).

PARTI DA USARE
Le foglie e giovani rametti si raccolgono in inverno. Essiccare a temperatura ambiente.

PROPRIETÀ CURATIVE
La viscotossina, che è un composto di natura proteica, ha effetti ipotensivi, antiinfiammatori nei dolori articolari.

INDICAZIONI
Ipertensione essenziale, arteriosclerosi, ipertiroidismo, neurodermiti, dermatiti acute, eczemi, geloni.

MODALITÀ D'USO
Il decotto si prepara con 1 cucchio per tazza, 1-2 tazze al giorno lontano dai pasti.

AVVERTENZE

Praticare la cura ciclicamente, tenendo controllata la pressione.

LE CURIOSITÀ

Fin dai tempi più antichi è stata considerata pianta magica.
È il "ramo d'oro" con cui Enea si aprì la porta degli Inferi. I sacerdoti Druidi lo raccoglievano il sesto giorno di luna con un falcetto d'oro.
Anche presso alcune popolazioni primitive africane ed australiane, e presso gli antichi Ainu del Giappone, era considerato sacro ed apportatore di fertilità e incolumità.

giovedì 7 gennaio 2010

PUNGITOPO


(Ruscus aculeatus L.)
DESCRIZIONE

Forma grovigli impenetrabili con le false foglie spinose, che hanno al centro i fiori. Le bacche sono rosse. È uno dei simboli di Natale. Diffusa dal mare alla collina, è una pianta poco esigente: teme però il gelo.

PARTI DA USARE
Nel tardo autunno, dopo avere tagliato i fusti, si raccoglie il rizoma.

PROPRIETÀ CURATIVE
Diuretiche, sudorifere, capillarotropiche, antiinfiammatorie.
INDICAZIONI
Edemi, gotta e reumatismo articolare. Varici ed emorroidi, perchè regola la resistenza e l'elasticità della parete venosa. Infiammazioni delle vie urinarie. Utile nel trattamento preventivo di chi in inverno soffre di geloni.
MODALITÀ D'USO
Si fa il decotto con 1 cucchiaio per tazza, 2-3 tazze al giorno lontano dai pasti.
LA RICETTA

FRITTATA AL PUNGITOPO
Tagliare i germogli di pungitopo in segmenti di pochi centimetri.
Cuocerli in una padella antiaderente con poco olio, un po' d'acqua, una puntina d'aglio.
Quando saranno teneri e asciutti versarvi sopra le uova sbattute con un po' di latte e farina, sale e pepe. Far addensare.

mercoledì 6 gennaio 2010

BUONA BEFANA 2010 A TUTTI


La Befana
Giovanni Pascoli (1855-1912)

Viene viene la Befana
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.
Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello
ed il gelo il suo pannello
ed il vento la sua voce.
Ha le mani al petto in croce.
E s’accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare
or più presso or più lontano.
Piano piano, piano piano.
Che c’è dentro questa villa?
Uno stropiccìo leggero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
Che c’è dentro questa villa?
Guarda e guarda...tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.
guarda e guarda...ai capitoni
c’è tre calze lunghe e fini.
Oh! tre calze e tre lettini.
Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale;
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.
Chi mai sale? Chi mai scende?
Co’ suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
Co’ suoi doni mamma è scesa.
La Befana alla finestra
sente e vede, e s’allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra,
trema ogni uscio, ogni finestra.
E che c’è nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.
Ma che c’è nel casolare?
Guarda e guarda... tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra la cenere e i carboni
c’è tre zoccoli consunti.
Oh! tre scarpe e tre strapunti...
E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila...
Veglia e piange, piange e fila.
La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch’è l’aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.
La Befana vede e sente.
La Befana sta sul monte.
Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride;
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sull’aspro monte.