"... Nessuno può rivelarvi alcunché se non ciò che già giace semi-addormentato nell'albeggiare della vostra conoscenza. L'insegnante che cammina all'ombra del tempio, tra i suoi seguaci, non dà la sua saggezza ma piuttosto la sua fede e il suo amore. S'egli è davvero saggio non vi offre di entrare nella casa della sua saggezza, ma vi conduce piuttosto alla soglia della vostra stessa mente...

(Khalil Gibran)

lunedì 4 aprile 2011

da Maruzza Musumeci di A. Camilleri


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«Gnà Pina, ma voi come faciti a sapiri le virtù dell’erbe e dei sciuri?».
«Me l’inzignò mè matri».
«E a vostra matri?».
«Mè nanna. E a mè nanna ci l’inzignò sò matri. Alla prima di tutte,
che si perdi nello tempo dei tempi, ci l’inzignò direttamente il
Signoruzzo».
«Davero?».
«Datemi ‘n’autro bicchireddro che ve lo cunto. Un jorno, tutte le
piante e tutti i sciuri dell’universo criato, s’apprisintarono al
Signuruzzu e ci dissiro accussì: “Signuruzzu, a noi voi ci aviti dato
il potiri di guarire tutte le malatie dell’omo. Sulo che l’omini non
acconoscino ‘sto nostro potiri. Pirchì non glielo rivilate? Accussì,
mischini, soffrino meno supra alla terra e non morino cchiù”. Il
Signuruzzu allura disse: “Se l’omini non morino cchiù supra alla
terra, allura in poco tempo addiventano tanti e tanti che per aviri
spazio sunno obbligati ad ammazzarisi tra di loro. E a mia non mi
piaci che s’ammazzano”. Allura le piante e i sciuri dissiro: “Ma non
ponno moriri senza la sofferenzia della malatia?”. E il Signuruzzu:
“Facemo accussì. Io rivelerò a ‘na poco di vicchiareddre come ponno
curare l’omini con le piante. L’omini che si rivolgino a chiste
vicchiareddre guariranno dalle malatie, l’altri s’arrangiano”. E
questo è quanto. Me lo date un bicchireddro? E viviti macari vui».

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