"... Nessuno può rivelarvi alcunché se non ciò che già giace semi-addormentato nell'albeggiare della vostra conoscenza. L'insegnante che cammina all'ombra del tempio, tra i suoi seguaci, non dà la sua saggezza ma piuttosto la sua fede e il suo amore. S'egli è davvero saggio non vi offre di entrare nella casa della sua saggezza, ma vi conduce piuttosto alla soglia della vostra stessa mente...

(Khalil Gibran)

martedì 5 aprile 2011

LA ROSA NEL LINGUAGGIO DEI FIORI


Ogni tipo di rosa ha evocato nel linguaggio dei fiori un sentimento o un messaggio.


La rosa bianca, il Silenzio e la Segretezza, ma anche il Candore e l'Innocenza.

La rosa a fiore variegato, l'Amor tradito.

La rosa borraccina, la Bellezza capricciosa;

la canina, l'Indipendenza ma anche la Poesia;

la cappuccina, la Pompa e lo Splendore;

la cannella, la Maturità precoce;

la rosa del Bengala, la Compostezza dell'anima ovvero "Siete bella nella prospera e nell'avversa fortuna".

La rosa della Cina, "Riconciliamoci!"; se però è a fiore rosso doppio indica Dispetto.

Con una rosa di Banks si dice: "Voi siete bella nel riso e nel pianto";

con la gialla si denunciano l'Infedeltà e la Vergogna;

con la rosa muschiata si accusa:"Siete bella ma capricciosa!".

Con la rosa tea si sottolinea la Gentilezza della donna amata,

la muschiata ammonisce che "la Bellezza è caduca",

mentre la multiflora augura fecondità.


Alla Rosa simbolo dell'Uno ineffabile s'ispirò nel XVI secolo Vicino Orsini, l'ideatore del sacro Bosco di Bomarzo, creando il cimiero di famiglia: un orso eretto che regge una rosa d'oro o rossa a cinque petali. Questo fiore allude anche al segreto ermetico sicchè esso è diventato emblema del segreto anche in senso profano. Rose a cinque petali racchiuse in un nimbo venivano scolpite con il medesimo significato nei confessionali e nelle decorazioni delle sale riservate agli affari di Stato.

Secondo un'altra interpretazione più superficiale la rosa è sinonimo di "custode del segreto" poichè nasconde con i petali la sua parte più intima.


Quidquid sub rosa fatur

repetitio nulla sequatur.

Sint vera vel ficta

sub rosa tacita dicta.


Così scriveva nel XV secolo un monaco del convento di Tegernsee:

"Quel che sotto la rosa si dice non si deve riferire. Verità o invenzioni tacite stiano sotto la rosa".

L'espressione sub rosa deriverebbe dall'usanza di appendere il fiore al soffitto delle locande o di avvolgere intorno ai boccali una ghirlanda di roselline per rammentare agli avventori l'obbligo morale di non propalare discorsi tenuti "sotto la rosa".

Anche un proverbio suggerisce:"Amore e affare sotto la rosa dovrai serbare".

Johann Joachim Wickelmann citava all'inizio dell'Ottocento un epigramnma latino che faceva risalire a Eros la paternità della rosa emblema del segreto:


Rosa, fiore di Venere, Eros ti donò aa Arpocrate,

perchè sia segreto ciò che la madre ordisce,

per questo l'oste la rosa sul tavolo appende

perchè quel che sotto di essa è detto l'ospite saggio taccia.


Quell'epigramma si ispirava a una leggenda nata da un equivoco: il dio egizio Arpocrate era stato raffigurato con le dita in bocca a indicare il poppare di un neonato; ma i Romani interpretarono erroneamente quel gesto come un invito a non divulgare i segreti dell'iniziazione ai misteri isiaci.

Un'altra leggenda narrava che nel 479 i generali greci si erano raccolti segretamente in un boschetto di rose per preparare il contrattacco contro Serse. Siccome nulla trapelò dal'incontro, da quel momento il fiore divenne l'emblema del riserbo.


(Alfredo Cattabiani- FLORARIO)

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