"... Nessuno può rivelarvi alcunché se non ciò che già giace semi-addormentato nell'albeggiare della vostra conoscenza. L'insegnante che cammina all'ombra del tempio, tra i suoi seguaci, non dà la sua saggezza ma piuttosto la sua fede e il suo amore. S'egli è davvero saggio non vi offre di entrare nella casa della sua saggezza, ma vi conduce piuttosto alla soglia della vostra stessa mente...

(Khalil Gibran)

mercoledì 7 aprile 2010

ELLEBORO (Rosa di Natale)








In certi luoghi della Lombardia e del Trentino lo chiamano anche bucaneve: il vero bucaneve (Galanthus nivalis L.) è una amarillidacea a fiore pendente, coi tre tepali esterni allungati bianchi e i tre interni brevi, verdicci; con l'elleboro non ha in comune che la fioritura invernale.


HELLEBORUS NIGER L.

Ranuncolacea dei boschi montuosi dell'Europa centrale; n Italia si trova sulle Alpi e sugli Appennini, abbondantissimo in alcune vallate a terreno calcareo, raro o mancante altrove.
VELENOSA!

LA PIANTA

È un'erba perenne; il rizoma strisciante porta poche foglie con lungo picciolo, pedate (cioè divise in 5-9 segmenti, la cui disposizione ricorda quella dei fiori di una cima scorpioide. I segmenti sono oblungo-obovati (6-12x3-4 cm) di colore verde scuro, grossi, coriacei; il margine è seghettato nel terzo superiore, intero nel resto.
Fiorisce in dicembre-gennaio.
Gli scapi (uno o più per ogni rizoma) sono alti 12-20 cm, e portano 1-3 brattee piccole (lunghe circa 1 cm), ovali, intere e 1-2 fiori inodori, larghi 5-8 cm. Il perianzio è formato da cinque pezzi bianchi, sfumati di rosso all'esterno. Fra il perianzio e gli stami è una serie di nettari in forma di tubo, verdi, lunghi pochi millimetri. Gli stami sono molti, i carpelli sono da tre a sette, ciascuno con più ovuli. Ogni carpello da un follicolo verde, con semi neri.

LA DROGA
Il rizoma si raccoglieva in maggio-giugno (adesso quel poco che si adopera, anche come purgante, si raccoglie anche nell'autunno o alla fine dell'inverno). È grosso 5-10 mm lungo una decina di cm, ramificato, tortuoso e spesso aggrovigliato, quasi nero. La parte superiore porta numerose sporgenze larghe 3-4 mm, terminate in una cicatrice concava: sono avanzi degli scalpi. La frattura è facile, con superficie irregolare, bianco-sporca. La corteccia è grossa circa 1/3 del raggio. I fasci sono una ventina, stretti, disposti uniformemente come tanti raggi, divisi da raggi midollari.
Le radici sono numerose, generalmente semplici, grigio-nere, grosse 2-4 mm. Il cilindro centrale è grosso meno di 1 mm: con una buona lente si può vedere che l'insieme dei fasci forma per lo più una stella a 4-5 punte (spesso forma un cerchio regolare, senza punte sporgenti).
L'odore è debole, sgradevole, il sapore prima dolciastro, poi subito amaro acre, poco persistente. Reazione dell'amido positiva.
I rizomi si seccano interi, liberati o no dalle radici.

RICONOSCIMENTO

Qualche autore consigliava di lasciare al rizoma una foglia, per distinguerlo da altri somiglianti. L'elleboro verde, comunissimo nei boschi e fra le siepi di tutta Italia, è più alto e più snello in tutte le sue parti. Le foglie hanno i segmenti lanceolati (fino a 20x3-4 cm) e seghettati su tutto il margine; le brattee sono divise come le foglie, i fiori sono 3-5, larghi 5-6 cm, di colore bianco-verde, odorosi. Il rizoma è generalmente più allungato e diritto, o almeno meno aggrovigliato, ma qualche volta identico a quello nero. I fasci sono quasi sempre riuniti a formare 4-6 gruppi divisi da raggi midollari più larghi, ma qualche volta sono uniformemente distribuiti come quelli del nero. Le radici sono press'a poco come quello del niger; i fasci formano una stella che può avere anche 6-8 punte, ma per lo più ne ha 4-5, come nel niger.
L'Helloborus foetidus ha un vero fusto eretto, alto fino a mezzo metro, che porta foglie più piccole e a segmenti anche in proporzione più stretti che quelli del viridis. I fiori sono numerosi, piccoli, pendenti, in forma di campanella, coi sepali verdi orlati di rosso. Il rizoma è diritto: i fasci formano un anello continuo o quasi, con sottile midollo.
Spesso è stato trovato mescolato all'elleboro il rizoma di Actaca spicata. La pianta si riconosce per le foglie 2-3 volte pennatosette a segmenti ovato-lanceolati e i fiori piccoli, in piccole pannocchie: è l'unica ranuncolacea nostrana con frutto a bacca (la bacca è nera con un grosso seme). Il rizoma è diritto, un po' appiattito e ha, sui margini, gemme nere, coniche, distiche. È più legnoso che quello dell'elleboro.
L'elleboro nero e il verde contengono due glucosidi: elleborina, la cui azione sul cuore somiglia a quella della digitale, ed elleboreina, del gruppo delle saponine. Entrambi sono velenosi e irritatissimi sullo stomaco e sull'intestino. Si usavano come medicamenti per il cuore e diuretici. Il nero, meno comune del verde e meno attivo, era preferito forse perché anche meno velenoso. Attualmente la richiesta è molto debole: si usano piuttosto come purganti, ma sono pericolosi.

Nella montagna bolognese i contadini usano l'elleboro verde (il nero manca) come drastico per gli uomini e non sono rari gli avvelenamenti mortali.
Ancora più spesso lo infilano in un foro praticato nella giogaia dei bovini o nel padiglione dell'orecchio dei maiali malati, dove da un ascesso (ascesso di fissazione), che quando guarisce lascia nell'orecchio un foro largo 2-3 cm. In certi anni, nei quali sono scoppiate epidemie fra i maiali, capita spesso di vederne con un orecchio così forato: sono stati curati con l'elleboro (in dialetto erba dal mel ziton: l'elleboro verde è detto maschio ed è molto preferito al foetidus, detto femmina).

Curiosità link

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