Il profumo inebriante di una tazza contenente qualche infuso ha da sempre attirato la curiosità e l'attenzione dell'uomo; il poter associare il rito della preparazione alla consumazione e riceverne anche effetti stimolanti, sono state le chiavi del successo delle principali bevande da infusione che oggi conosciamo.
Ogni giorno verso le 11 della mattina, dopo l'apertura della Borsa lascio il mio negozio e vado al "mio bar" (tutti i miei amici mi prendono in giro perchè lo chiamo il "mio bar"), e quando entro il solito rituale: "Buongiorno Lorena, il solito? Lo faccio subito o aspetto?" "Sì grazie, va bene subito, però ne voglio uno talmente buono che mi faccia passare una magnifica giornata". Non importa che sia estate o inverno, non importa quanta gente ci sia lo scambio di frasi è sempre lo stesso da mesi, ma non ci stanchiamo mai e il giorno che sono fuori e non lo faccio mi manca qualcosa . E quasi quasi il CAFFE' non sembra nemmeno avere il solito sapore!
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In Arabia l'uso di bere il caffè si può far risalire al XV secolo: da qui si espanse, da Aden e Moka, verso oriente in Persia e verso occidente in Egitto. L'introduzione del caffè ad Aden si attribuisce al Gran Muftì Gamaleddin, che nel 1459 ne importò l'uso dalla Persia. Attraverso Damasco e Aleppo il caffè arrivò a Costantinopoli, dopo la conquista turca. I Turchi usavano aromatizzare il caffè, che era servito carico e non zuccherato, con anice stellato, cardamomo ed essenza di ambra. Sarà proprio da Costantinopoli che i Veneziani lo faranno conoscere all'Occidente all'inizio del 1600. A Venezia infatti i primi caffè vennero aperti nel 1650 circa: il Caffè Florian sotto le Procuratie Nuove si inaugurò nel 1700. Quando i Turchi furono sconfitti alle porte di Vienna (1683), si usarono le grandi quantità di caffè che costituivano parte del bottino e, per la prima volta, l'amara bevanda venne zuccherata. Ben presto, ad opera degli Olandesi, si sperimentò la coltivazione nelle Indie orientali (1690) e poi nel Suriname, in Ameria meridionale(1718). Da qui, attraverso la Cajenna, venne contrabbandato in Brasile (1727). Da alcune piante coltivate a Parigi nel Giardino Botanico (Jardin du Roi) all'inizio del 1700, derivano le coltivazioni della Martinica, da dove poi le piante furono portate in Giamaica. Il successo del caffè nell' Europa continentale era divenuto tale da intaccare fortemente la bilancia dei pagameti. All'inizio del XVIII secolo il giardiniere reale di Federico il Grande di Prussia, un certo Timme, scoprì le proprietà della cicoria come succedaneo del caffè; per volere del re, che voleva risparmiare valuta, si impose la coltivazione della cicoria, dalla cui radice tostata si ricava una polvere aromatica, che dà un infuso scuro come il caffè, ma dal sapore tutto particolare. L'imposizione ebbe tale successo che la cicoria come bevanda fu largamente usata fino alla seconda guerra mondiale. Ciò determinò anche l'adattamento dei consumatori a un sapore leggero, conservato poi anche nei riguardi del caffè, che in Germania si consuma tuttora, molto diverso dall'espresso, tipicamente italiano. In Europa, il succedersi delle mutevoli condizioni economiche fece sì che gli strati meno abbienti della popolazione facessero ricorso anche ad altri surrogati del caffè, spesso troppo caro o addirittura introvabile, come orzo e semi di soia tostati.
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