"... Nessuno può rivelarvi alcunché se non ciò che già giace semi-addormentato nell'albeggiare della vostra conoscenza. L'insegnante che cammina all'ombra del tempio, tra i suoi seguaci, non dà la sua saggezza ma piuttosto la sua fede e il suo amore. S'egli è davvero saggio non vi offre di entrare nella casa della sua saggezza, ma vi conduce piuttosto alla soglia della vostra stessa mente...

(Khalil Gibran)

giovedì 13 novembre 2008

LIQUERIZIA



Chi di noi non ha mai assaggiato la vecchia cara dolce liquerizia e si è ritrovato la bocca tutta nera?
Questo qualche anno fa, perchè adesso di nero c'è solo il colore del pezzo.
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GLYCIRRHIZA GLABRA L.
Leguminose
liquerizia,(E) licorice,(D) Sussholz,(F) règlisse

La "dolce radice" è una pianta diffusa tra il Mediterraneo e l'Asia(Cina); viene coltivata in Italia particolarmente nelle regioni centrali e meridionali, in Spagna, Turchia, Russia, sia a scopi officinali che per l'impiego nell'industria dolciaria. La liquerizia si comporta come specie infestante, invadendo rapidamente i coltivi. Si tratta di una pianta erbacea perennante, con foglie pennatosette e infiorescenze a grappolo, che raccolgono fiori papilionati color viola. I baccelli lomentacei contengono tra tre e cinque semi. Dalla pianta, robustamente radicata, si diffondono dei rizomi legnosi, che si sviluppano orizzontalmente, internamente colorati di giallo.
La liquerizia si raccoglie allo stato spontaneo o viene coltivata in Calabria, la più importante zona di produzione, mentre più modesto è il prodotto in Abruzzo, Puglia e Sicilia. Fin all'epoca feudale, la raccolta andava a integrare la produzione dei cereali, poichè le piante si sviluppavano dopo la raccolta del frumento. Numerose erano le fabbriche calabresi che trattavano i "conci"(le radici) a Castrovillari, Altomonte Bisignano; per ogni 100kg di radici si estraggono circa 20-25 kg di succo. L'estensione delle colture degli agrumi ha portato all'eliminazione progressiva della liquerizia, considerata infestante. Negli anni Ottanta in Calabria si sono prodotti 5000-6000 tonnellate di radici fresche.
La massa bruno-nera, raffreddando solidifica. Il sapore dolce è determinato dal glicoside glicirrizza, che ha un sapore dolcificante 50 volte superiore a quello del saccarosio; il sapore è però estremamente caratterizzato, di conseguenza non può essere utilizzato come succedaneo dello zucchero comune. Dalle radici e dai rizomi, raccolti d'autunno, si estrae la droga mediante bollitura e filtrazione successiva. I fasci di radici, portati dall'industria, sono prima suddivisi nelle parti diritte, a bastoncino regolare, messe in commercio tali e quali, mentre dalle rimanenti radici e dal resto si prepara l'estratto. Il prodotto solidificato viene preparato in stecche("bilie"). Ad uso officinale si preparano le radici decorticate e tagliate a pezzettini ("taglio tisana"). La liquerizia viene utilizzata dall'industria dolciaria e da quella farmaceutica, in questo caso soprattutto per prodotti contro la tosse. Nell'industria liquoristica entra a far parte degli amari e dei liquori di "erbe",può anche essere utilizzata come aromatizzante di tabacchi da pipa, oltre che di alcune birre. Le proprietà medicinali della liquerizia sono note fin dall'antichità, soprattutto quelle emollienti, diuretiche ed espettoranti.

Una "radice dolce" spontanea nelle zone temperate d'Europa è la Felce dolce, detta anche Liqueriza di monte (Polypodium vulgare L.); si tratta di una crittogama vascolare, dal cui robusto rizoma orizzontale, superficiale e bitorzoluto, coperto da squame brune e all'interno biancastro, si diparte una fronda quasi pennatosetta a lobi digitiformi. Il rizoma, masticato, ha sapore dolciastro, fresco, vagamente simile alla liquerizia; possiede azione colagoga, purgante, vermifuga.

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