"... Nessuno può rivelarvi alcunché se non ciò che già giace semi-addormentato nell'albeggiare della vostra conoscenza. L'insegnante che cammina all'ombra del tempio, tra i suoi seguaci, non dà la sua saggezza ma piuttosto la sua fede e il suo amore. S'egli è davvero saggio non vi offre di entrare nella casa della sua saggezza, ma vi conduce piuttosto alla soglia della vostra stessa mente...

(Khalil Gibran)

giovedì 1 gennaio 2009

LE ANTICHE FARMACIE DEI CONVENTI


Quando fa freddo o nevica, chi non cerca riparo da un'influenza e raffreddore coprendosi con un bel cappotto pesante ? Per i monaci e le suore del Medioevo era invece molto difficile affrontare l'inverno e i pericoli che esso comportava per la salute, dato che la Regola monastica imponeva che essi dovessero vivere in maniera spartana e in assoluta povertà nelle loro celle sprovviste di riscaldamento.
Ma, diversamente da molti nostri contemporanei, essi conoscevano molte ricette per prevenire e curare efficacemente l'influenza.
Dai medici dell'antichità avevano appreso, per esempio, che le malattie influenzali possono essere curate con decotti sudoriferi, facilmente ottenibili con il Sambuco.
Non dobbiamo però pensare che le farmacie del Medioevo fossero simili a quelle di oggi: fino al XIII secolo erano più che altro magazzini nei quali si vendevano erbe medicinali, spezie e anche libri.
Le piante essiccate, provenienti da paesi lontani o coltivate nel giardino del convento, venivano conservate in ambienti speciali.
Secondo la severa Regola dei Benedettini, ordine al quale si ispirarono tutti i successivi ordini monastici, i monaci non dovevano occuparsi solo della coltivazione dei campi e dei giardini, ma il loro compito comprendeva anche la cura dei malati.
Infatti il capitolo 26 della regola dice:
"Bisogna occuparsi soprattutto e innanzi tutto della cura dei malati che vanno serviti come se davvero essi fossero Cristo. Sia, quindi, compito primario dell'Abate vigilare affinchè i malati non vengono mai trascurati."

ANCHE I MALATI PIU' POVERI VENIVANO AIUTATI

I Cistercensi, seguaci della stessa severa Regola dei Benedettini, accoglievano anche gli stranieri più poveri e si inginocchiavano per lavar loro i piedi in segno di umiltà. I malati provenienti da fuori venivano trattenuti nella foresteria del convento fino alla guarigione ultimata e anche i malati di mente potevano essere sicuri di trovare un ricovero. C'erano, poi, anche altri ordini che inviavano i loro monaci più esperti in medicina per curare i malati di famiglie ricche. Queste costituivano una buona fonte di guadagno per i conventi, perchè non di rado ricevevano grosse donazioni da parte di pazienti grati per la loro guarigione.
Le autorità della Chiesa, però, non vedevano di buon occhio i viaggi dei monaci: Papa Innocenzo II, per esempio, proibì in tre Concili differenti che i monaci esercitassero la medicina a scopo di lucro. In risposta a questo provvedimento alcuni monaci decisero di abbandonare il monastero per esercitare la medicina in veste di eremiti. Anch'essi si dedicarono intensamente alla botanica e alla raccolta delle erbe, entrambe indispensabili per curare i loro pazienti.
Molte piante medicinali utili per guarire malattie influenzali sono note proprio da allora.

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