"... Nessuno può rivelarvi alcunché se non ciò che già giace semi-addormentato nell'albeggiare della vostra conoscenza. L'insegnante che cammina all'ombra del tempio, tra i suoi seguaci, non dà la sua saggezza ma piuttosto la sua fede e il suo amore. S'egli è davvero saggio non vi offre di entrare nella casa della sua saggezza, ma vi conduce piuttosto alla soglia della vostra stessa mente...

(Khalil Gibran)

venerdì 13 novembre 2009

LINO


Linum usitatissimum L.
Linacea

Originaria dell'Europa meridionale, coltivata ormai nelle zone temperate di quasi tutto il mondo.

LA PIANTA
E' un'erba annua, di altezza varia; si coltivano razze alte fino ad un metro, per le fibre tessili del libro, e razze molto basse, per i semi (lino da olio). Fusti esilissimi, foglie strette, intere. I fiori sono in corimbi terminali: i sepali sono ovali, acuti, ipetali azzurri.
Gli stami sono dieci (cinque brevissimi e forma una loggia, che è divisa a metà per il lungo da un falso setto; si hanno così dieci loggette, ciascuna con un seme.
Tutta la pianta è glabra.

LA DROGA

I semi sono ovoidi allungati appiattiti, lunghi da 5 a 6 mm, larghi da 2 a 2,5 grossi circa 1 mm, a margini sottili. Sono di colore grigio bruno, lucidi.
Interi sono inodori, schiacciati hanno generalmente un odore poco gradevole, specialmente se non sono freschissimi. Hanno sapore dolciastro, mucillagginoso. Nell'acqua, specialmente calda, si ricoprono di una mucillaggine densa, viscida, che li agglutina fra di loro.
Oltre alla mucillaggine contengono molto olio.

NON CONTENGONO AMIDO.

Si usano interi, a cucchiaiate contro la stitichezza: molto più usata è la polvere grossolana (o farina di lino, di colore giallo-grigio con frammenti bruni), per cataplasmi, ecc.
Come tutti i semi oleosi, anche il seme di lino si altera presto e dovrebbe rinnovarsi tutti gli anni. La farina irrancidisce ancora più facilmente: l'odore, già poco gradevole prima, diventa nauseante.

Il seme di lino è iscritto in tutte le Farmacopee ed è molto richiesto.

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