"... Nessuno può rivelarvi alcunché se non ciò che già giace semi-addormentato nell'albeggiare della vostra conoscenza. L'insegnante che cammina all'ombra del tempio, tra i suoi seguaci, non dà la sua saggezza ma piuttosto la sua fede e il suo amore. S'egli è davvero saggio non vi offre di entrare nella casa della sua saggezza, ma vi conduce piuttosto alla soglia della vostra stessa mente...

(Khalil Gibran)

giovedì 10 dicembre 2009

AGRIMONIA


Agrimonia eupatoria

Appartiene alla famiglia delle Rosacee: cresce spontanea nelle zone montane e submontane dei paesi a clima temperato, è assai comune in Italia.
Ha foglie pennatosette e fiori a 5 sepali e 5 petali in racemi terminali. Comprende 10 varietà. Dalle foglie si ricava un olio volatile antidiarroico e astringente da applicarsi in uso esternpo.
Il nome viene dal greco e la parola deriva da argemos, che specifica la sua celebrata proprietà: quella di guarire gli orzaioli e le macchie degli occhi.

Celebrata da Plinio, che le attribuiva un potere eccezionale per guarire un fegato malandato, l'agrimonia venne sempre tenuta in gran conto dalla medicina che -grazie al suo profumo aromatico- la mescolò spesso a unguenti e pomate.
Nel I secolo d.C. Dioscoride prescriveva l'agrimonia al suo paziente
-Nerone- per eliminare gli acidi urici e i dolori artritici. Messa a bollire nel vino insieme a un po' di frumento e spalmato il liquido freddo sulla parte, porta rapidamente a soluzione un ascesso o un foruncolo.
Contro i calcoli renali e i dolori ai reni la prescriveva Ippocrate, macerata nel vino rosso e aggiungendo al tutto del miele.

Più avanti nel tempo le sue foglie furono adoperate come cicatrizzanti e nel 1500 un famoso medico italiano, Mattioli, la consigliava, mescolata a un po' di latte, come ricostituente.
Le proprietà sfruttate oggi sono quelle antinfiammatorie per le vie respiratorie, per lo stomaco, per il fegato e per i reni.

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