Agrimonia eupatoria
Appartiene alla famiglia delle Rosacee: cresce spontanea nelle zone montane e submontane dei paesi a clima temperato, è assai comune in Italia.
Ha foglie pennatosette e fiori a 5 sepali e 5 petali in racemi terminali. Comprende 10 varietà. Dalle foglie si ricava un olio volatile antidiarroico e astringente da applicarsi in uso esternpo.
Il nome viene dal greco e la parola deriva da argemos, che specifica la sua celebrata proprietà: quella di guarire gli orzaioli e le macchie degli occhi.
Celebrata da Plinio, che le attribuiva un potere eccezionale per guarire un fegato malandato, l'agrimonia venne sempre tenuta in gran conto dalla medicina che -grazie al suo profumo aromatico- la mescolò spesso a unguenti e pomate.
Nel I secolo d.C. Dioscoride prescriveva l'agrimonia al suo paziente
-Nerone- per eliminare gli acidi urici e i dolori artritici. Messa a bollire nel vino insieme a un po' di frumento e spalmato il liquido freddo sulla parte, porta rapidamente a soluzione un ascesso o un foruncolo.
Contro i calcoli renali e i dolori ai reni la prescriveva Ippocrate, macerata nel vino rosso e aggiungendo al tutto del miele.
Più avanti nel tempo le sue foglie furono adoperate come cicatrizzanti e nel 1500 un famoso medico italiano, Mattioli, la consigliava, mescolata a un po' di latte, come ricostituente.
Le proprietà sfruttate oggi sono quelle antinfiammatorie per le vie respiratorie, per lo stomaco, per il fegato e per i reni.
Le proprietà sfruttate oggi sono quelle antinfiammatorie per le vie respiratorie, per lo stomaco, per il fegato e per i reni.
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