"... Nessuno può rivelarvi alcunché se non ciò che già giace semi-addormentato nell'albeggiare della vostra conoscenza. L'insegnante che cammina all'ombra del tempio, tra i suoi seguaci, non dà la sua saggezza ma piuttosto la sua fede e il suo amore. S'egli è davvero saggio non vi offre di entrare nella casa della sua saggezza, ma vi conduce piuttosto alla soglia della vostra stessa mente...

(Khalil Gibran)

venerdì 25 dicembre 2009

BUON NATALE



AUGURO A TUTTI BUONE FESTE.
QUEST'ANNO VORREI INIZIARE IL NATALE CON UNA FAVOLA.
L'HO SCRITTA IO, SPERO VI PIACERÀ.
UN ABBRACCIO AD OGNUNO DI VOI.
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LA VERA FAVOLA DELL'INCENSO

"Mamma, non riesco a dormire. Mi racconti una favola?
Quella della principessa cattiva e del ragazzo che s'innamorò e che ...
...Va bene, ma adesso sotto le coperte."

"C'era tanto tanto tempo fa un ragazzo molto bello. Era sempre allegro, rideva scherzava e giocava con il suo cane.
Sognava grandi viaggi in paesi sconosciuti. Immaginava di scoprire un popolo che viveva isolato in una valle dove la sabbia del deserto non arrivava e il sole non bruciava la pelle.
Il suo villaggio era vicino alle rive di un mare, azzurro come il cielo, dove sorgeva la città dell'Imperatore.
Questo sovrano aveva una figlia bellissima, ma molto cattiva.
Man mano che cresceva questa fanciulla era rimasta sola perché anche le sue compagne di gioco non volevano più stare con lei. Faceva loro scherzi atroci e le impauriva a tal punto che scoppiavano a piangere e dovevano portarle via.
Quando le altre bambine di stirpe nobile non vollero più andare a palazzo a giocare, molti genitori fra il popolo mandarono allora le proprie figlie dall'Imperatore.
Infatti lui, non sapendo più come fare, ordinò ad un banditore di andare per le strade della città a chiedere compagnia per la Principessa. Le fanciulle e i genitori erano tutti contenti, perché avrebbero avuto bei vestiti, da mangiare e potevano fare il bagno nell'acqua pulita. Non sarebbero state costrette ad andare ai pozzi del deserto e tirare su secchi e secchi di acqua spesso fangosa.
Purtroppo i desideri dei genitori e delle ragazze morivano presto, appena si avvicinavano alla Principessa.
Metteva rospi nei bicchieri d'acqua, oppure formiche nei cibi oppure chiodi nei cuscini dove sedevano quelle che sarebbero dovute essere sue compagne di gioco. I suoi scherzi erano fonte di disagio e paura e ognuna di loro scappava sempre piangendo. Anche la povertà ha una sua dignità e non può sopportare ogni cosa.

..."Mamma che cos'è la dignità?
É quando una persona sopporta tante cose, ma poi arriva ad un certo punto che non ce la fa più e si ribella!
Torniamo al nostro ragazzo e ai suoi sogni."....

La principessa dopo che rimaneva sola cominciava a strillare e dava la colpa alle ancelle che non avevano saputo scegliere i suoi giocattoli. Sì ho detto bene, la principessa considerava le altre bambine i suoi "giocattoli". E non voleva capire che invece erano di carne e ossa come lei, ma solo meno fortunate.
I valletti avevano portato via dal giardino anche gli animali che erano nelle gabbie, perché anche a loro la Principessa non risparmiava la sua crudeltà. Un giorno erano dovuti entrare d'inverno nell'acqua del laghetto del parco per portare via alcune tartarughe che lei aveva buttato dentro.
A causa del freddo le povere bestiole non erano sopravvissute e da quel giorno avevano nascosto tutte le gabbie degli uccelli, degli scoiattoli, le altre tartarughe i cigni i pavoni e altri animali che erano lì.
L'Imperatore e l'Imperatrice erano disperati. Man mano che la Principessa cresceva il suo carattere peggiorava: era sempre più cattiva e crudele, non risparmiava nessuno e offendeva sempre tutti i suoi servitori. Sarebbe potuta essere la fanciulla più felice del mondo e invece si trovò sola, prima a giocare e poi a girare nelle stanze enormi del palazzo. Quando qualcuno la sentiva arrivare si nascondeva dietro le tende delle grandi finestre e stava zitto senza quasi respirare per non farsi scoprire.

...."Come me, vero mamma, quando mi nascondo dietro la porta e tu non mi trovi?
Sì, tesoro è vero.
Vuoi che continuo o dormi?
No, continua ora c'è il ragazzo...."
....Allora....

....un giorno il ragazzo era andato nella città dell'Imperatore a comprare una brocca. Il suo cane l'aveva rotta mentre giocavano e lui aveva promesso alla mamma che gliela avrebbe regalata. Aveva cominciato a fare piccoli lavori per i vicini di casa per raggranellare un po' di soldi e finalmente quando aveva avuto la somma che gli serviva era andato al mercato.
Aveva girato molto tra i banchi, ma nessuna brocca gli sembrava tanto bella da poterla regalare alla madre.
All'improvviso, quasi nascosto in un angolo un alberello misero con poche foglie raggrinzite ma dentro un vaso bellissimo.
...Ecco, pensò, questo è quello che vorrei per la mia mamma. É il più bello che ho visto.... Con un po' di timore si avvicinò all'uomo che era lì vicino e chiese se era sua quella piantina.... prendila pure se vuoi, è così brutta e stenta che non posso venderla. Nessuno la vuole ed io non so come fare per farla crescere meglio.... te la regalo, basta che la porti via lontano il più presto possibile: chi la vede pensa che tutte le mie piante diventeranno così e non vendo quanto vorrei....
Il ragazzo fu felice del dono inaspettato e non se lo fece ripetere due volte, prese il vaso e corse via. Si fermò soltanto un po' più in là in un vicolo e pensò che aveva ancora in tasca tutti i soldi. Avevano bisogno di tante cose in casa, ma non comprò niente preferì ritornare al suo villaggio alla svelta.
Fra la città dell'Imperatore e la sua casa c'era un pozzo. Si fermò lì per togliere la pianta e pulire il vaso. Voleva portarlo subito alla madre e presentarlo nel suo aspetto migliore. Mentre lo lavava, aveva appoggiato la piantina vicino al pozzo. Era così misera che gli fece compassione.
Non poteva portarla a casa, aveva paura che morisse e allora ebbe un'idea. La piantò vicino al pozzo così se anche lui non fosse andato ogni giorno a darle un po' d'acqua sicuramente qualcuno lo avrebbe fatto. E poi cominciò a nutrire la speranza che quei miseri rami diventassero un domani un albero grande e facessero ombra nelle giornate più calde mentre attingevano l'acqua.
Tornò a casa felice non solo del regalo avuto così a buon prezzo, ma soprattutto in cuor suo di quella piantina. Non l'aveva mai vista e raccontò tutto alla madre. Era pomeriggio tardi e il sole non era più così caldo. Decisero di andare al pozzo a vedere il piccolo albero. Chissà perchè il fanciullo cominciò a pensare che quello fosse un dono del cielo, e che sicuramente da quel giorno avrebbe avuto fortuna. La madre si congratulò con lui per quell'idea meravigliosa di piantare quei miseri rami lì vicino all'acqua e nel giro di poche ore tutti gli altri abitanti del villaggio seppero del nuovo "arrivo". Cominciò così una gara a chi andava al pozzo e tutti volevano annaffiarla. Forse fu l'acqua o forse fu l'amore di cui era circondata che questa piantina cominciò a crescere ogni giorno un po'.
Le carovane che passavano trovavano sempre qualcuno che faceva la guardia e non faceva avvicinare nessuno al piccolo albero. La notizia si sparse per tutto il deserto e arrivò anche alle orecchie dell'Imperatore.
Tutti i nobili cominciarono a raccontargli le cose miracolose che faceva quella piantina e come c'era sempre una fila lunghissima di persone che andava a vederla.
Come è facile che le parole volando di bocca in bocca diventino storie fantastiche!
Tanta fu la curiosità dell'Imperatore che decise di andare di persona. Nel frattempo il piccolo albero aveva davvero portato fortuna al villaggio, perché tutti i giorni si fermavano carovane che rimanevano lì qualche giorno. E avevano sempre bisogno di qualcosa. Gli abitanti cominciarono ad aprire delle piccole botteghe e vendevano di tutto. Ogni famiglia cominciò a industriarsi per accontentare tutti i viaggiatori.
Il fanciullo fu l'unico che volle per sé il commercio dei vasi. Ne vendeva tanti molto belli di varie grandezze. E il suo banco era vicino all'albero.
Si tenevano compagnia, ma soprattutto lui stava attento che non gli succedesse niente. Circolava sempre più insistente la voce che portava fortuna e alcuni viandanti gli avevano detto che c'erano altri villaggi che volevano prenderlo e portarlo via. La notte dormiva lì con accanto il suo cane e aveva avvertito anche altri uomini per farsi dare il cambio.
La pianta cresceva rigogliosa con tante foglie verdi. Ogni carovana che arrivava elogiava questa meraviglia, ma nessuno sapeva il nome. Era una specie "sconosciuta". Anche i beduini che venivano da molto lontano non avevamo mai visto nemmeno un esemplare.
Un giorno all'improvviso la folla cominciò a mormorare, accorsero ancora più persone e intonarono canti.
Arrivò l'Imperatore a cavallo con le sue guardie. Il ragazzo rimase a bocca aperta, non capiva il perché di quella visita.
Il sovrano con un balzo fu a terra vicino alla pianta e mentre la stava ammirando e i sudditi erano tutti sdraiati per terra in segno di rispetto, ebbe un'idea!
Se veramente questo piccolo albero sapeva fare cose strabilianti, avrebbe potuto cambiare anche il carattere di sua figlia. Dette un'occhiata intorno e vide che il misero villaggio fatto prima di capanne poverissime aveva preso l'aspetto di una piccola città pulita, allegra e si vedeva che il commercio stava migliorando la vita di quelle persone.
Gli abitanti erano allegri, i bambini giocavano, le donne vestivano con colori vivaci e gli uomini lavoravano per accontentare i forestieri.
In un paese povero dove il sole è caldo e l'acqua scarseggia e la voglia di vivere spesso viene a mancare, quello veramente era un miracolo.
Il giorno dopo accompagnò lui stesso la Principessa dal ragazzo, impartì i suoi ordini e a nulla valsero i pianti e gli strilli della fanciulla.
La lasciò lì vicino al pozzo con solo gli abiti che indossava.
Quando la nuvola di polvere dei cavalli delle guardie si fu diradata, lei si girò e cominciò a insultare tutti quelli che erano lì vicino.
Poi stremata si sedette per terra e si addormentò.
La madre del ragazzo che aveva assistito a tutta la scena in silenzio, fece cenno a due uomini e la fece portare a casa sua.
Quando la Principessa si svegliò sentì una voce di donna che cantava, un buon profumo di focaccia e tanta era la fame che addentò quello che le veniva offerto.
Poi si rese conto di dove si trovava. Tutta la casa era composta soltanto da una stanza in penombra, nessun mobile lussuoso, nessun cuscino: solo delle stuoie avvolte in un angolo, un piccolo tavolo e due sgabelli per sedersi. Dall'altra parte una cucina di pietra con il fuoco acceso e il volto sorridente di una donna.
Si ritrasse come se avesse visto una cosa orrenda e chiese sgarbatamente dove si trovava.
Non le fu risposto, ma solo indicato la porta.
Fuori il sole cominciava a tramontare e fra le piccole case bianche lì intorno c'era un'atmosfera di pace. I bambini giocavano e strillavano, le donne chiacchieravano, gli uomini rimettevano gli animali nei recinti.
La Principessa si avviò verso il gruppetto di banchi con le tende colorate vicino al pozzo. Lì c'era un via vai di uomini donne animali. Finalmente arrivò dal ragazzo. Rimase dapprima in disparte a guardarlo con disprezzo, poi il suo sorriso la sua allegria sembrò quasi che sciogliessero la perfidia della fanciulla. Cominciò così a stare insieme a lui: metteva a posto i vasi, li spolverava cercava di venderli. In poco tempo cambiò così tanto che chi passava da lì non avrebbe mai immaginato che quella bellissima ragazza prima fosse una Principessa abituata a vivere a palazzo reale servita da una moltitudine di persone.
Era sempre sorridente e il suo cuore sembrò aprirsi a sentimenti di amore verso il prossimo, bontà e compassione. Guardava tutto con occhi diversi. E il ragazzo era contento, pensava anche di chiedere all'Imperatore di venire a vedere come sua figlia fosse cambiata e a riprenderla. Ma aspettò: voleva tenere ancora con sè la Principessa: si stava innamorando.
Dopo poco tempo capitò insieme ad una carovana un uomo molto ben vestito. Spiegò che era un "magos" e mentre studiava le stelle gli era stato rivelato in sogno che sarebbe avvenuto un fatto straordinario che avrebbe cambiato la storia del mondo. Si era messo subito in cammino ed era giunto lì. Durante la strada aveva seguito una stella in cielo come fosse la sua guida e contemporaneamente aveva capito che doveva procurarsi un dono da portare con sè e offrire al momento della rivelazione.
Non aveva trovato niente che gli piacesse nelle oasi visitate, niente di così bello e importante da considerarlo degno di essere regalato. Mentre parlava vide l'alberello e pensò che se avesse avuto dei frutti forse potevano essere quello che lui cercava.
Ma la pianta non aveva frutti, solo foglie: belle molto verdi.
Girava tutto il giorno fra le bancarelle, ma non trovava niente. Andava incontro alle nuove carovane per essere il primo a frugare nelle ceste delle merci che portavano. Continuava però i suoi studi e spesso la notte rimaneva sveglio a fissare la grande stella che l'aveva condotto fin lì. Si domandava che cosa mai di così strabiliante poteva succedere che l'aveva indotto a lasciare tutto e partire. Lui che per tutta la sua vita era vissuto nel suo osservatorio, lui che aveva sondato le stelle in cerca della Verità, lui che non avrebbe mai immaginato una vita lontana dai suoi libri. Ma per quante domande si ponesse riusciva a pensare che soltanto la nascita di qualcuno avrebbe potuto cambiare il cuore degli uomini. Qualcuno con idee così rivoluzionarie da trascinare il popolo verso un modo diverso di pensare e di vivere.... e di amare.
La sua inquietudine era ormai visibile a tutti. La Principessa spesso lo invitava a mangiare con loro quella focaccia che le piaceva tanto e che adesso non avrebbe cambiato più con nessun piatto della tavola regale. Anche lei aveva imparato a cucinare e non le dava più fastidio imbrattarsi le mani di farina. Anzi quando era vicino al fuoco cantava e la sua voce aveva il suono della felicità.
All'ora di pranzo si sedevano tutti e tre vicino all'albero: mangiavano in silenzio, poi il saggio cominciava ad elencare i magnifici paesi che aveva attraversato per arrivare fino a loro. Il ragazzo era stupefatto e ogni tanto chiedeva se avesse trovato una valle lontana dal mare, ma piena di vita, di gente felice dove la sabbia del deserto non offuscava tutto con la sua patina.
Un giorno il ragazzo invitò il magos ad andare insieme a loro in un viaggio alla ricerca di vasi ancora più belli di quelli che vendeva, con la speranza nel cuore che ognuno di loro avrebbe trovato quello che cercava.
Una mattina lasciò il banco alla madre con la raccomandazione di stare attenta all'albero e partì insieme alla Principessa, al saggio e al cane.
Dopo poco tempo, mentre attraversavano il deserto, scoppiò una terribile tempesta di sabbia. Gli animali impazzirono e fuggirono e loro quattro rimasero insieme barcollando in mezzo al vento.
Quando tutto fu finito, assetati sporchi con le bocche piene di sabbia, videro in lontananza una montagna e mentre si avvicinavano notarono una spaccatura fra le rocce. Entrarono e si trovarono a camminare in un corridoio in mezzo a due pareti di roccia altissima. Ogni metro che facevano, sempre di più sentivano una pace e una tranquillità mai provata prima. La Principessa teneva per mano il ragazzo timorosa di tanta grandezza. In cuor suo aveva cominciato a volergli bene e spera che anche lui la ricambiasse. Dopo un'oretta che procedevano all'improvviso si aprì davanti ai loro occhi lo spettacolo più bello che avessero mai visto. Nella roccia erano state scavate case, templi, monumenti: sulle rocce erano nati tanti alberi uguali a quello che il ragazzo aveva piantato vicino al pozzo del suo paese e tutti con foglie verdissime. La luce del tramonto illuminava quelle costruzioni che avevano i colori dell'oro e del rosso, con tante sfumature e tutto sembrava irreale. Per le strade c'erano fontane d'acqua limpida da bere. Furono invitati dagli abitanti a dissetarsi e lavarsi e fu offerto loro del cibo e abiti puliti.
Il ragazzo era felice: aveva trovato la città che aveva sempre sognato. Anzi era più bella di quello che avrebbe potuto immaginare.
L'aria fresca, niente sabbia, gli abitanti cordiali e gentili.
Mentre i tre viaggiatori e il cane riprendevano le forze, gli anziani spiegarono che la città aveva più di mille anni, che i primi abitanti si erano rifugiati lì per sfuggire ad una guerra e che adesso vivevano in pace. Commerciavano con alcune carovane, ma esigevano il massimo segreto sulla loro esistenza perchè non capitasse nessuno a distruggere tutto quanto con l'avidità e l'odio.
Li portarono a visitare ogni costruzione: c'erano scuole, templi, cisterne, anche un mercato. Il ragazzo comprò dei vasi stupendi, la Principessa alcune vesti e il magos cominciò a chiedere cosa fosse quel profumo che inondava le strade e le piazze.
Inoltre al mercato aveva notato grandi ceste contenenti piccole palline giallastre e i mercanti le annusavano e alcuni le masticavano.
Era molto incuriosito: sembravano perle o lacrime? Avevano il colore della luna quando splendeva in cielo.
Dopo molte domande e nessuna risposta, finalmente fu svelato il segreto.Gli uomini si misero a ridere.... come non lo sai? Sono gli alberi. Dalla loro corteccia esce un liquido a gocce che si solidifica. Lo chiamiamo "INCENSO", "dono di Dio". E le loro "lacrime" vengono bruciate nelle nostre cerimonie quando preghiamo. Ci sembra così di salire in alto in cielo....
Il saggio fece un salto di gioia si mise a ridere ed esclamò.... Ho trovato il mio dono... il dono più prezioso che potevo trovare. Il frutto di un bellissimo albero che ha la forza di nascere sulle rocce, di vivere e regalare agli uomini un frutto meraviglioso.... Il suo profumo non può che portare pace, forza ed energia.... Il fumo che sale al cielo è carico di amore e di gioia.... è questo il mio regalo pieno di speranza...

La favola finisce qui, ma per i curiosi vi svelerò che il magos riprese il suo cammino e per la strada incontrò altri due saggi: loro avevano come dono l'ORO e la MIRRA. Insieme si recarono a Betlemme seguendo la stella e trovarono in una povera capanna un Bambino con i suoi genitori. Il bambino si chiamava Gesù. Il ragazzo e la Principessa tornarono al loro paese e si sposarono, ma non lasciarono mai la bottega dei vasi e lei fu una sovrana molto saggia e molto giusta, aiutando sempre quelli che avevano bisogno.
In quanto a noi oggi è Natale e nella tradizione cristiana rappresenta la nascita di Gesù e l'inizio dell'anno liturgico. Promettiamoci di fare qualche azione buona, ma soprattutto cerchiamo tutti insieme di alzare un grido come fosse una sola voce contro tutte le violenze che ci sono ancora nel mondo, che i perseguitati trovino pace, che la pietà verso gli altri non sia fatta solo di parole. Basta guerre, basta odio, auguriamoci che le persone che amiamo abbiano a sperare ancora che il mondo possa cambiare in meglio. Auguriamoci soprattutto che i ragazzi e i bambini non conoscano mai la crudeltà, il razzismo, che l'insegnamento della Storia sia veramente una lezione a non commettere mai più massacri, mai più stermini, mai più shoah.

BUON NATALE A TUTTI

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