"... Nessuno può rivelarvi alcunché se non ciò che già giace semi-addormentato nell'albeggiare della vostra conoscenza. L'insegnante che cammina all'ombra del tempio, tra i suoi seguaci, non dà la sua saggezza ma piuttosto la sua fede e il suo amore. S'egli è davvero saggio non vi offre di entrare nella casa della sua saggezza, ma vi conduce piuttosto alla soglia della vostra stessa mente...

(Khalil Gibran)

lunedì 14 dicembre 2009

ALBUMINURIA


È un disturbo piuttosto frequente, che si riscontra come sintomo e conseguenza di parecchie affezioni, anche gravi e che si manifesta con presenza di albumina nelle urine. In sè è malanno di lieve entità, curabilissimo con i vecchi rimedi e con una dieta appropriata.
Si accompagna sempre alle malattie renali e frequentemente durante la gravidanza, ma può semplicemente dipendere da un colpo di freddo o da uno choc nervoso. In questi casi le nostre nonne guarivano l'albuminuria rapidamente, facendo ingoiare al paziente, ogni mattina, un cucchiaino da caffè d'argilla in mezzo bicchiere d'acqua. Se si manifestavano anche dolori ai reni, si applicavano sulla parte dei cataplasmi, sempre d'argilla, freddi, fino a quando scomparivano.
Tuttavia non sempre l'argilla è a portata di mano e non tutti possono digerirla facilmente. Si ricorre allora alle tisane.
Eccellente quella, specifica per tale malattia, di gambi di ciliege, ottenuta facendo bollire in 1 litro d'acqua per 5 minuti 50 gr di gambi. Trascoerso il tempo di bollitura, si lasciano in infusione i gambi per un quarto d'ora circa, poi si passa la tisana al colino. La dose è di un paio di tazze al giorno, fredda.
Se la stagione non è adatta, si ricorre ad un'altra tisana: quella di barbe di mais (50 gr), preparata esattamente come la precedente. Questo rimedio però, essendo più blando, deve essere preso in dosi maggiori. Praticamente, più se ne beve durante la giornata più la cura risulterà efficace e la guarigione rapida.
Anche l'orto offre un rimedio eccellente contro l'albuminuria: i fagioli e, più precisamente, il baccello dei fagioli.
Si prendono 100 gr circa di baccelli e si fanno seccare al sole o nel forno; si sminuzzano poi il più finemente possibile e si fanno bolire in 1 litro e mezzo d'acqua finchè, evaporando, il liquido si riduca alla metà. Si raccomanda di consumare la tisana, tiepida, entro un paio di giorni, bevendola tra un pasto e l'altro.
Questa ricetta, tuttora in uso, sembra risalga a Caterina de' Medici, regina di Francia, la quale,sofferente di albuminuria, la ebbe nientemeno che dal grande Nostradamus! E non è difficile che allo stesso sapiente personaggio si debba la cura a base di cenere che guariva tale disturbo e che si preparava semplicemente facendo sciogliere 150 gr di cenere in 1 litro di buon vino. Due bicchieri al giorno garantivano la guarigione.

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